A volte l’errore scappa. Apple ammette di aver sbagliato in seguito al discusso ritiro dei suoi prodotti high-tech dal registro nazionale dell’ Electronic Product Environmental Assessment Tool (EPEAT), il sistema di rating per l’eco-compatibilità dei dispositivi elettronici. “Riconosco che è stato un errore”, ha spiegato il vicepresidente della divisione hardware engineering Bob Mansfield.
Il colosso di Cupertino ha così deciso di ripresentare i suoi device ai meccanismi di valutazione per la tutela ambientale nei settori desktop, notebook e display . “È importante sapere che il nostro impegno per l’ambiente non è mai cambiato – ha sottolineato Mansfield in una recente lettera aperta pubblicata sul sito aziendale – e oggi è più forte che mai. Apple produce i prodotti più responsabili del settore”.
Non esattamente un’ammissione di colpevolezza. I vertici della Mela hanno infatti ribadito i progressi fatti in specifiche aree non ancora incluse negli standard di valutazione di EPEAT. A titolo d’esempio, “Apple ha guidato l’industria nella rimozione di tossine dannose come il cloruro di polivinile (PVC)”. Rimuovendo plastica superflua , in favore di materiali altamente riciclabili, più duraturi ed efficienti.
Lo stesso Mansfield ha ribadito l’approccio globale sostenuto da Apple alla misurazione dell’impatto ambientale con il rispetto degli stringenti standard di efficienza energetica supportati dal governo statunitense, Energy Star 5.2 . “Crediamo che lo standard IEEE 1680.1 rappresenti una forza superiore per la protezione dell’ambiente, ma solo se aggiornato per includere altre forme avanzate”.
In sostanza, il gigante californiano continua a non essere convinto degli standard EPEAT. Perchè allora annullare una decisione presa appena una settimana fa? Il Dipartimento Ambientale di San Francisco aveva già fatto sapere che la Mela non avrebbe potuto vendere i suoi prodotti alle 50 agenzie cittadine . Mansfield ha invece citato “critiche piovute sull’azienda da parte dei consumatori”.
Mauro Vecchio