Apple, con l’API canOpenURL , consente agli sviluppatori che operano nel suo ecosistema mobile di accedere a dati che documentano il download e l’installazione del ventaglio di applicazioni scelte dall’utente: soluzione utile ad incoraggiare l’interazione fra applicazioni in vista di servizi più efficaci, è spesso sfruttata a fini pubblicitari. Cupertino, novella paladina della privacy , è intenzionata ad impedire che venga impugnata come uno strumento di profilazione ai danni degli utenti.
Le nuove garanzie, che sembrano parte di una articolata strategia con cui Apple mira a conquistare fiducia a colpi di dichiarazioni pubbliche e di soluzioni tecniche volte a concedere agli utenti più libertà e controllo sui loro dati, sono state illustrate nel corso di una sessione dedicata a privacy e app tenutasi nell’ambito della WWDC.
Con l’avvento di iOS9, nuove policy e nuove regole si abbatteranno sulle abitudini di servizi come Twitter e Facebook, che da tempo frugano fra le app installate dai loro utenti alla ricerca di elementi per inquadrarne gli interessi e proporre advertising e servizi tagliati su misura.
Le politiche di Apple, peraltro, sembrano già essersi manifestate : se gli sviluppatori parlano di bug connessi ad una implementazione non ottimale di certi aggiornamenti che impediscono di fatto il corretto funzionamento dell’API, The Intercept cita il caso del framework iHasApp , che offriva a pagamento agli sviluppatori terzi la possibilità di rilevare la lista delle app installate sui dispositivi degli utenti per metterla a frutto con l’advertising. Lo sviluppatore Daniel Amitay conferma : contattato dall’App Store Review Team di Cupertino, gli è stato spiegato che “qualsiasi uso dell’API che esulasse dal miglioramento dell’interfaccia e dell’esperienza utente sarebbe stato rifiutato” per il fatto di “aver utilizzato API pubbliche in un modo non contemplato”.
Gaia Bottà