Nuovo capitolo nella furiosa guerra dei brevetti, nello scontro legale tra i giganti Apple e Google sugli standard tecnologici che dovrebbero essere concessi in base a condizioni FRAND ( Fair, Reasonable And Non-Discriminatory ), ovvero giuste, ragionevoli e non discriminatorie. Un giudice distrettuale di Madison, Wisconsin, ha respinto l’offensiva scagliata dalla Mela per ottenere royalty più basse sullo sfruttamento delle licenze di Motorola (oggi azienda di Google).
Nel maggio scorso l’azienda di Mountain View ufficializzava l’acquisizione miliardaria di Motorola, con tutto il suo ricco portfolio di brevetti sui principali standard mobile , dal wireless al 3G. Da quel momento lo sfruttamento delle licenze FRAND sarebbe costato il 2,25 per cento del prezzo di vendita netto dei vari prodotti contenenti gli standard . Royalty troppo salate , almeno secondo aziende competitor come Apple e Microsoft.
Secondo il giudice Barbara Crabb, Cupertino non accetterebbe prezzi superiori ad 1 dollaro per ciascun iPhone o iPod Touch venduto sul mercato . La corte distrettuale del Wisconsin non sarebbe però in grado – non avrebbe la competenza e l’autorità giuridica – di stabilire un tasso di licenza per lo sfruttamento degli standard in questione. Apple potrà ricorrere in appello, ma non riavviare la causa in unaltro tribunale statunitense.
In sostanza , l’inflessibilità di Apple rischierebbe di portare ad un nulla di fatto legale, ecco spiegata la reticenza del giudice Crabb e dunque la sua decisione di annullare il processo che sarebbe iniziato nella giornata di ieri. L’azienda californiana e Google potranno sempre trovare un accordo sul livello di royalty da pagare per tutti i dispositivi venduti con a bordo le tecnologie brevettate da Motorola.
Alla fine dello scorso agosto le due rivali avevano trovato un accordo in Germania, con Google pronta ad offrire le tecnologie 3G a cifre non meglio specificate nei termini del settlement . La stessa BigG aveva rispedito al mittente la proposta , a metà tra la pace e la stoccata, inoltrata da Microsoft per l’uso dei brevetti. Resta ora viva l’ipotesi di un nuovo accordo in terra statunitense.
Mauro Vecchio