La Corte Suprema degli Stati Uniti
sta approfondendo il caso che vede contrapposte Apple e Samsung sulla presunta violazione del design dei dispositivi con la Mela da parte della coreana, finora giudicata colpevole dai precedenti gradi di giudizio.
Si tratta solo dell’ultima propaggine dello scontro brevettuale tra le due, una guerra che sembrava destinata ad esaurirsi naturalmente: a gennaio Apple aveva ottenuto il bando di alcuni dispositivi della coreana, che non era stata particolarmente colpita dalla sentenza dal momento che l’ordine riguardava device vecchi già di quattro anni, segno che la situazione si fosse protratta così tanto nel tempo da perdere di significato rispetto alla velocità della tecnologia e dei prodotti interessati.
Nel frattempo, peraltro, il processo statunitense sembrava in via di conclusione: già alla fine del 2015 le due si erano date battaglia sul calcolo dei danni dovuti da Samsung per le violazioni di tre brevetti di design di Apple rilevate dalla giustizia a stelle e strisce, uno scontro logorante che aveva visto rivedere sempre più al ribasso tale somma, fino a passare dal miliardo ad appena 399 milioni di dollari (quasi in maniera inversamente proporzionale alle spese legali). Tuttavia per la coreana c’era ancora di che discutere, per questo aveva fatto nuovamente ricorso – stavolta alla Corte Suprema – per chiedere di rivedere le decisioni finora prese sulla questione che la vedevano per il momento perdente.
Ora la Corte Suprema appare divisa : una parte dei giudici contesta la tesi difensiva della coreana, un’altra ha chiesto ad Apple di dimostrare come abbia calcolato i danni dovuti , soprattutto alla luce del fatto che li abbia calcolati pari al prezzo totale dei dispositivi venduti e non solo come una percentuale del loro valore dato dall’apparenza esterna.
La questione per la Corte Suprema, insomma, sembra ruotare attorno alla normativa che prescrive che i danni di una violazione di brevetto di design debbano essere pari al “Profitto totale” della vendita “dell’articolo riprodotto”: una descrizione apparentemente lineare, ma che sta facendo discutere circa l’interpretazione della definizione di “articolo”, termine che potrebbe identificare sia tutto lo smartphone che solo il suo case esterno.
Per discutere la questione, per esempio, il Giudice Alito chiama in causa il Maggiolone, una macchina altamente distintiva per la sua carrozzeria ma che non viene acquistata solo per quello: “Nessuno – spiega – compra una macchina, anche nel caso di un Maggiolone – solo per come appare. La macchina deve comunque funzionare, non consumare troppo e fare tutte quelle cose che le macchine fanno.”
La decisione, stavolta veramente finale sulla questione, è attesa entro la fine di giugno .
Claudio Tamburrino