Apple ha sporto denuncia nei confronti della NSO Group. Da Cupertino nessun preavviso, semplicemente la pubblicazione della documentazione (pdf) che apre sia un importante caso legale che una importante vertenza politica tra USA e Israele. Nel mezzo la cybersecurity e il diritto o meno di produrre software in grado di violare i dispositivi con finalità di sicurezza.
Apple vs NSO Group
Tutto ruota attorno a questa parola: “sicurezza”. NSO Group, infatti, si presenta come azienda che opera al limite tra il mondo dell’hacking e quello della legalità, mettendo a disposizione software che dovrebbero teoricamente aiutare Stati di tutto il mondo a cercare pedofili, terroristi e responsabili di gravi reati. NSO Group da parte sua spiega inoltre di voler vendere i propri software soltanto a Stati con intonsa reputazione in termini di difesa dei diritti umani, proprio per evitare che gli strumenti di hacking offerti possano essere utilizzati in limitazione delle libertà personali. La denuncia Apple alza quindi il tiro, ma non è la prima: Facebook aveva già messo nel mirino il software Pegasus (usato per violare WhatsApp) ed aveva trovato il sostegno di Microsoft e Google. La stessa Microsoft sottolineava a suo tempo come la NSO Group cercasse un’immunità immeritata e che quindi andava fermata.
Apple, insomma, non ci sta: Cupertino chiede che NSO Group non utilizzi più prodotti Apple e che non sviluppi più software che ne vanno a violare i software, così da tutelare la sicurezza degli stessi e dei suoi utenti. Dietro questa denuncia c’è evidentemente il sospetto che la sottile linea che manteneva in equilibrio la NSO sia stata varcata e che non si voglia più tollerare la posizione border line di questo gruppo israeliano di fama internazionale.
Il fatto stesso che vengano prodotti software in grado di violare la sicurezza di un device personale significa aprire alla possibilità che tale strumento possa sfuggire di mano e diventi, invece che leva di tutela, viatico di violazioni in mano a potenziali malintenzionati. Di qui alla sorveglianza di politici, giornalisti e attivisti è un attimo. Apple intende dunque tenere fermo il punto: occorre difendere l’integrità dei dispositivi personali o le violazioni potrebbero moltiplicarsi ulteriormente, mettendo a rischio la privacy di chiunque operi su dispositivi elettronici.