Arriva la primavera, è tempo di migrazioni per il cloud di Apple: la corporation sarebbe impegnata a spostare parte della sua infrastruttura telematica passando da Amazon (AWS) a Google, dicono le indiscrezioni , un modo forse per diversificare il lato Internet-dipendente del business. O magari solo per aspettare il completamento dei data center in-house.
Certo Apple non l’unica corporation a servirsi delle infrastrutture cloud della concorrenza per gestire lo storage di iCloud e non solo, con i servizi e lo streaming multimediale della suddetta piattaforma già gestite per tramite del cloud di Microsoft (Azure).
L’abbandono di Apple potrebbe comunque rappresentare un colpo piuttosto duro per Amazon, e non a caso il colosso dell’e-commerce ha subito replicato alle indiscrezioni circolate in rete accusando implicitamente Google di volerle muovere guerra commerciale diffondendo informazioni false.
Quale che sia la verità, l’altro dato di fatto con cui fare i conti nei prossimi mesi è rappresentato dagli investimenti economici di Apple nella realizzazione dei propri data center a Prineville, Oregon e altrove in Europa e negli USA, strutture prevedibilmente necessarie a ospitare in futuro (in toto o in parte) i servizi telematici del cloud di Cupertino.
Chi invece ha reso ufficiale il suo abbandono di AWS è Dropbox, che ha investito nel suo data center privato per trasportare i dati degli utenti e prepararsi alla gestione di Exabyte di informazioni digitali . Da early adopter del sistema S3 di Amazon per l’archiviazione dei dati grezzi, Dropbox parla ora di vantaggi indubbi derivanti dall’uso di un’infrastruttura personalizzata in quanto a ottimizzazione delle performance e dei costi dello storage.
Alfonso Maruccia