Mentre Apple si prepara a presentare la sua opposizione, l’Irlanda ha depositato le ragioni del suo ricorso nei confronti dell’ ordine con cui la Commissione europea intimava ad Apple di pagare a Dublino 13 miliardi di euro di tasse arretrate .
La questione è quella che vede la Commissione europea alle prese con il sistema fiscale agevolato previsto dall’Irlanda nei confronti di alcune aziende ICT che, in forza della loro natura multinazionale e dell’intangibilità dei servizi che offrono, possono dirottare in paesi a tassazioni agevolate gli introiti generali altrove: in questo modo Dublino ha attirato nei suoi confini Cupertino, che opera dall’isola irlandese con un regime fiscale bloccato a livelli particolarmente favorevoli.
La multa è solo l’atto finale di un’indagine formale avviata nel 2014, che ha ritenuto in conclusione i sistemi fiscali di alcuni paesi membri come aiuti di stato illeciti ad aziende multinazionali, con queste ultime che possono così sfruttare il meccanismo della liberà circolazione dei mezzi garantito dal mercato unico europeo.
In quella sede erano stati riconosciuti come obiettivi dell’investigazione le aliquote agevolate di Lussemburgo, Olanda ed Irlanda, e quelle aziende con più divisioni ed affiliate, tra cui Apple, Starbucks e Fiat, che riescono a sfruttare diversi escamotage fiscali per pagare il meno possibile alle autorità nazionali: alla fine Apple era stata condannata a pagare a Dublino 14 miliardi di euro di tasse arretrate, ma nonostante l’evidente istantaneo guadagno, l’Irlanda aveva deciso di unirsi al ricorso contro questa decisione. Nella strategia irlandese, evidentemente, più di un uovo oggi conta la gallina costituita dai posti di lavoro creati dalle aziende ICT nel paese che rappresentano il 10 per cento della forza lavoro totale.
L’Irlanda ha dunque ora presentato le ragioni della sua opposizione alla Commissione europea ed ha in particolare contestato all’istituzione europea di andar oltre i propri poteri interferendo con la sovranità nazionale degli stati membri sulle politiche fiscali: “Mancano evidentemente ragioni chiare ed inequivocabili alla base della sua decisione”.
Nel dettaglio l’Irlanda contesta alla Commissione anche di aver mal interpretato compiti e funzioni delle divisioni irlandesi di Apple, Apple Sales International (ASI) e Apple Operations Europe (AOE), sovrastimando le attività che potevano essere tassata nel paese a discapito di quelle che rimangono di appannaggio della casa madre statunitense. Inoltre, secondo Dublino non vi è nessun trattamento discriminatorio da parte del fisco irlandese in quanto le tasse sono applicate genericamente alle aziende che operano nei medesimi settori e con le medesime caratteristiche.
Anche Apple ha intenzione di usare le carte a sua disposizione per opporsi alla multa decisa dalla Commissione europea: a riferirlo è il CEO Tim Cook che l’ha definita una “scemenza politica” frutto della considerazione in merito alla rilevanza mediatica che una tale decisione nei confronti di Apple avrebbe inevitabilmente generato.
Claudio Tamburrino