Roma- In seguito alla polemica scoppiata tra Apple e il New York Times sulle condizioni dei lavoratori cinesi del gigante Foxconn, l’azienda non profit Business for Social Responsibility (BSR), che fa da consulente a Apple e ad altre centinaia tra le maggiori imprese del mondo sui temi riguardanti la corporate responsibility , ha deciso di gettarsi nella mischia.
Il duro articolo del NYT citava anche BSR, e Aron Cramer, presidente e CEO dell’azienda, ha inviato una lettera al giornale newyorkese “per correggere le imprecisioni e le informazioni fuorvianti” contenute nell’articolo, quello che ha dato inizio alla polemica. BSR rimprovera al New York Times di attribuire molte affermazioni riportate nell’articolo a un anonimo “consulente di BSR”, dando così l’impressione che i lavoratori dell’azienda siano un po’ troppo chiacchieroni . Cramer sostiene persino che tale fonte anonima non lavori per BSR.
Non solo. BSR, avendo letto una bozza dell’articolo, aveva già mandato una lettera alla redazione del giornale per invitarla a porre delle correzioni . In primo luogo, BSR non riteneva che Apple avesse costantemente evitato i suoi consigli sul miglioramento delle condizioni di lavoro dei suoi appaltatori. In secondo luogo, l’articolo rappresentava una “fotografia sbagliata” del lavoro che BSR aveva fatto con Apple, del ruolo che Cupertino giocava nella vita dei lavoratori cinesi e dell’opinione che BSR aveva della Mela.
Infine, Cramer afferma di considerare Apple come un’azienda che sta facendo grandi sforzi per migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti dei suoi appaltatori, nel rispetto delle leggi, degli standard lavorativi e delle aspettative dei consumatori e degli stakeholders
Qualcuno, poi, si è preso la briga di fare due conti: stando a quanto riportato , sembrerebbe che i lavoratori cinesi della Foxconn sarebbero più felici e in salute non solo dei propri connazionali, ma anche degli stessi lavoratori statunitensi. Una tesi un po’ estrema, ma che trae forza dai numeri: difficile comunque che possa mettere fine alla polemica.
Gabriella Tesoro