Martedì 15 novembre una delegazione di rappresentanti di Apple in Cina ha avuto un incontro con cinque organizzazioni a tutela dell’ambiente che per circa due anni hanno lavorato per far sì che i fornitori delle aziende che operano nel settore dell’elettronica siano scelti e gestiti tenendo sempre alta l’attenzione verso la difesa dell’ambiente, incoraggiando i consumatori a scegliere i prodotti con una certificazione di compatibilità ambientale.
Anche nella recente classifica di Greenpeace Apple è stata “punita” proprio per l’impatto della sua produzione ed è effettivamente di questo che gli ambientalisti accusano l’azienda di Cupertino: un report cinese afferma che tra i fornitori di Apple vi sono alcune aziende che hanno cercato di occultare l’inquinamento prodotto dai loro impianti. Queste aziende sembrano essere responsabili di inquinamento dell’acqua e gas pericolosi nelle aree circostanti. Nonostante il rapporto non possa essere confermato da fonte terza (perché Apple non rende noti i nomi dei propri fornitori, per cui non è possibile accertare se le aziende inquinanti in questione siano davvero in affari con la Mela), una simile accusa non rappresenta certo pubblicità positiva ed è per questo motivo che l’azienda californiana ha deciso di correre ai ripari.
A questo fine si è tenuto l’incontro. Apple ha rinnovato il suo impegno per la responsabilità sociale d’impresa, nei confronti sia della tutela dell’ambiente sia dell’attenzione al rispetto dei diritti umani, e ha affermato di aver iniziato una verifica su 15 fornitori accusati di inquinamento dalle stesse associazioni ambientaliste (per il momento la verifica è stata portata a termine su 11 di queste).
Ma Jun, direttore di una delle associazioni coinvolte (l’Istituto di affari pubblici e ambientali), ha pubblicamente lodato l’impegno dell’azienda statunitense: “Si tratta di un grande passo in avanti. Hanno chiesto a queste aziende di adottare misure correttive, dando loro anche una scadenza. Inoltre, si sono impegnati a verificare che tutti i problemi trovino risoluzione”. Nonostante l’apprezzamento per gli sforzi compiuti, Jun ha comunque chiesto ad Apple una politica di maggiore trasparenza, considerando che l’azienda non ha neanche voluto fornire i nomi dei fornitori sui quali sta effettuando la verifica.
Elsa Pili