Dopo che le voci sul Datagate hanno finito per coinvolgere Google e Yahoo! in qualità di vittime, anche Apple si è sentita in dovere di intervenire sulla vicenda trasparenza e privacy degli utenti in maniera ufficiale .
Pur avendo il permesso di descrivere solo a grandi linee le richieste di accesso ai dati ricevute da parte della National Security Agency (NSA), gli account e il tipo di contenuti coinvolti, Cupertino spiega in un report che ha dovuto collaborare con le autorità, cui è stata costretta a passare informazioni sugli utenti in seguito a ordini emanati da un giudice .
Specificando di non essere un’azienda che per le proprie attività di business dipende dai dati raccolti dagli utenti, Cupertino precisa che i dati in suo possesso che potrebbero interessare le autorità sono limitati e che la maggior parte delle richieste d’accesso riguarda dispositivi persi o rubati, spesso dunque conseguenti ad esplicite azioni degli utenti stessi vittime di furti. Solo una parte minoritaria delle richieste ricevute, invece, riguarda informazioni personali relative alle utenze iTunes, iCloud o Game Center.
Nella tabella con i numeri che ha il permesso di divulgare, dunque, Cupertino mostra come tra gennaio e giugno 2013 abbia ricevuto solo per gli Stati Uniti tra le mille e le duemila richieste di accesso ad un totale compreso tra i duemila ed i tremila account . Non mancano poi le richieste da parte di altri stati: negli stessi sei mesi, per esempio, si parla per l’Italia di 60 richieste d’accesso che riguardano un totale di 76 diversi account.
Apple spiega inoltre di non poter scendere nel dettaglio dei contenuti: potrebbe trattarsi di foto, dati personali ecc.
Cupertino, peraltro, sembra voler porre l’accento sulla sua profonda contrarietà rispetto a questa situazione: spiega così come si opponga fermamente a questi ordini giudiziari di accesso e come faccia vagliare ognuno di questi dal proprio team di legali.
Per l’occasione Apple racconta la sua battaglia contro la riservatezza imposta su tali ordini: spiega che sta cercando di dialogare con Washington e le autorità per cambiare la situazione ed ottenere quella che pensa sia l’arma con cui gli utenti possono difendersi dalle autorità, la trasparenza.
Oltre a questo. Apple spiega di essersi unita come in un gruppo di casi che vede alcuni operatori tra cui Microsoft, Google e Facebook, chiedere maggiore trasparenza alla Corte demandata dei casi relativi all’operato dell’intelligence all’estero (la Corte FISA, Foreign Intelligence Surveillance Court ), nonché in un processo davanti al nono circuito con al centro sempre una richiesta di maggior trasparenza da parte delle autorità per quanto riguarda le richieste di accesso ai dati degli utenti attraverso le cosiddette National Security Letter
Claudio Tamburrino