Apple e Samsung, il verdetto sui danni

Apple e Samsung, il verdetto sui danni

Ricalcolata parte dei danni imposti all'azienda sudcoreana per la violazione dei brevetti detenuti dalla Mela. La giuria popolare di San José ha deciso che Samsung dovrà pagare altri 290 milioni
Ricalcolata parte dei danni imposti all'azienda sudcoreana per la violazione dei brevetti detenuti dalla Mela. La giuria popolare di San José ha deciso che Samsung dovrà pagare altri 290 milioni

Presieduta dal giudice federale Lucy Koh, la giuria popolare alla corte di San José ha emesso il suo verdetto , Samsung è stata condannata al pagamento di oltre 290 milioni di dollari per la violazione della proprietà intellettuale detenuta dalla rivale Apple. I danni richiesti dall’azienda di Cupertino ammontavano a 380 milioni, mentre il produttore sudcoreano si aspettava un massimo di 52 milioni.

Dopo aver riaperto il caso nello scorso marzo, il giudice Koh ha ridiscusso parte dei danni imposti a Samsung nell’ormai storica multa da 1 miliardo di dollari per violazione brevettuale, adottando un metodo più preciso per il calcolo delle perdite effettive causate ad Apple dalla eccessiva somiglianza di alcuni prodotti made in Korea . Una fetta pari a 550 milioni di dollari era già stata calcolata in maniera corretta, in attesa di rivedere i restanti 450 milioni .

In un breve comunicato diramato da Apple, la maxi-multa imposta a Samsung non rappresenterebbe alcuna vittoria economica, dal momento che risulterebbe impossibile convertire in denaro il valore dei titoli brevettuali della stessa azienda californiana. L’annosa battaglia tra i due giganti del mercato mobile avrebbe invece il suo fulcro nella tutela dei principi di innovazione e creatività al servizio degli utenti in tutto il mondo .

Quindi, la Mela non esulta per il denaro ma per la tutela del suo brand, anche se ha annunciato di essere profondamente grata alla giuria di San José per aver dimostrato a Samsung che il plagio ha un costo salato. Da parte sua, Samsung ha espresso grande disappunto per il verdetto negativo, in larga parte basato su un brevetto – quello relativo alla tecnologia bounce back – dichiarato non valido dall’Ufficio statunitense dei brevetti e dei marchi registrati (USPTO).

Prima di pranzo – nella giornata di ieri, fuso orario californiano – la giuria popolare di San José ha invece stabilito che, conti alla mano, Samsung dovrà pagare un totale di 930 milioni di dollari per il plagio di diversi dispositivi immessi sul mercato smartphone e tablet. Composta da sei donne e due uomini, la giuria californiana ha chiesto in aula calcolatrici e consigli matematici, mentre uno dei membri ha tranquillamente ammesso di non possedere alcuno smartphone.

Sono infatti emersi alcuni dettagli curiosi sulla composizione dei giurati in terra californiana. Una delle donne si è trasferita della Bay Area dopo aver esercitato la professione di medico da campo in varie parti del mondo. I due uomini esercitano, rispettivamente, la professione di terapista e farmacista. Non esattamente quello che ci si aspetterebbe da una giuria che deve dirimere una delle battaglie più cruente nella storia dell’ high-tech .

Ora infermiera in un ospedale locale, il giurato Colleen Allen ha deciso di parlare alla stampa dopo il verdetto, sottolineando la scarsa quantità di prove fornite dai legali di Samsung per contrastare le richieste di Apple. L’azienda coreana aveva chiesto l’annullamento del primo processo accusando Apple di aver fatto appello a pregiudizi razziali nel corso del procedimento che ha portato alla sua condanna. Il giudice Koh si era successivamente limitato ad invitare i membri della giuria a non farsi influenzare da simpatie personali .

Mentre i rappresentanti del produttore asiatico hanno già annunciato il ricorso in appello, si aprono i primi scenari di mercato tra i principali osservatori del settore. La convinzione è che la battaglia dei brevetti continuerà senza esclusione di colpi, almeno finché Apple e Samsung si contenderanno il primato sul mercato globale. Per l’azienda sudcoreana, una eventuale ingiunzione sulla vendita di decine di gadget mobile risulterebbe decisamente più tragica del pagamento di 930 milioni di dollari alla Mela.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
22 nov 2013
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