Tutto come da copione. Gli analisti fanno una previsione, Apple diffonde i suoi dati e li smentisce: questa volta sono state le vendite a essere azzeccate dai maghi di Wall Street, salite fino a 57,6 miliardi di dollari di fatturato nel trimestre natalizio, mentre l’utile netto è stato di 13,1 miliardi di dollari. Non è cresciuto rispetto al 2012 , segno che Cupertino in qualche modo ha venduto di più ma ha incassato meno, ma è andato meglio delle stime in calo degli analisti. E se non fosse per quella macchia nella colonna iPod, calati drasticamente nelle vendite natalizie rispetto ad appena 12 mesi fa, Apple potrebbe fregiarsi di una robusta trimestrale di crescita senza tentennamenti.
Crescono infatti le vendite di iPhone , arrivate a 51 milioni di pezzi nel Q1 2014 di Apple, così come cresce iPad con 26 milioni di tablet piazzati: per il più grosso dei due c’è un robusto incremento dell’85 per cento rispetto al trimestre successivo, grazie sopratutto al lancio dei nuovi modelli, ma anche rispetto allo scorso anno c’è un avanzo del 14 per cento per le unità vendute. In percentuale iPhone cresce meno, solo il 7 per cento, ma il CEO Tim Cook e il CFO Oppenheimer intervenuti nella call conference con gli analisti hanno sottolineato come la domanda per iPhone 5S sia stata tale da superare le aspettative e le scorte di Apple, che dunque ha visto sacrificata una parte del profitto a causa della carenza nelle scorte. A dimostrazione di questo interesse per il più costoso degli iPhone ci sarebbe il valore di vendita medio delle unità, cresciuto rispetto al trimestre precedente, ma la stessa Mela ha voluto comunque puntualizzare che tutti gli iPhone in commercio sono cresciuti (non sono stati forniti dati disgiunti, ma è chiaro che chi deve spendere per un iPhone preferisca i 64bit del 5S piuttosto che il vecchio hardware del 5 nel guscio di plastica del 5C).
Persino il Mac, in un periodo di magra per il settore PC, mette a segno un rispettabile più 19 per cento anno su anno, con oltre 4,8 milioni di laptop e desktop venduti. Apple non fornisce alcuna indicazione per sapere quanti di questi milioni di pezzi siano portatili e quanti invece siano PC da scrivania, ma è indubbio che i primi faranno la parte del leone nel totale. Bene si dice anche della divisione servizi , quella che incorpora le vendite di App Store, Mac App Store, iTunes e iBooks, che si assesta appena sotto il 4,4 miliardi di fatturato con una crescita del 19 per cento anno su anno. Una sorpresa questo segno più , visto che Apple ha preso l’abitudine di regalare i propri software: prima Maverick (OS X 10.9), poi anche iLife e iWork sia su Mac che su iOS.
La pecora nera del gruppo è iPod: il lettore musicale non incontra più i gusti e le esigenze dei consumatori , attirati inevitabilmente dagli smartphone e dai tablet in grado di riprodurre contenuti multimediali e fare molto altro. Apple era preparata da tempo a questa eventualità, che ha contribuito a generare lei stessa col lancio di iPhone: certo il tracollo è impressionante, 6 milioni di iPod sono la metà del Natale 2012 (erano 12 milioni solo un anno fa, meno 52 per cento). Pensare che meno di 10 anni fa iPod incarnava l’astro nascente del fatturato Apple fa riflettere su quanti e quali cambiamenti siano intervenuti nel mercato dell’elettronica di consumo, e se si guardano le cifre escludendo iPod dal totale (come suggerito dallo stesso Tim Cook durante la comunicazione alla stampa dei risultati) appare chiaro come si tratti di un evento strutturale destinato a condannare la categoria merceologica all’oblio.
Nonostante la crescita nei volumi e nel fatturato, tuttavia, Apple non è riuscita a piazzare una crescita analoga negli utili. La causa più ovvia è naturalmente che il prezzo medio dei prodotti venduti sia calato rispetto a un anno fa, ma il CFO di Cupertino ha segnalato che i conti non tornano anche a causa del cambio valutario sfavorevole , che per esempio a fronte di una crescita sensibile nella vendita in Giappone non ha prodotto un altrettanto lusinghiero flusso di cassa. Meno facilmente spiegabile quel meno 1 per cento di ricavi in Nordamerica: secondo Cook e i suoi colleghi , tuttavia, tale dato è legato alla fornitura difficoltosa di iPhone 5S per riuscire a soddisfare la domanda, così come ai contratti a lungo termine degli operatori telefonici che rallentano il ricambio dei terminali rispetto al passato.
Gli azionisti possono consolarsi, nonostante gli analisti sperassero in qualche milione di iPhone venduto in più, con un rendimento per azione superiore alle migliori aspettative (14,5 dollari per azione). E, in più, Apple ha anche deciso per un dividendo di 3 dollari per azione, che sarà pagato appena prima di San Valentino. Nonostante tutto questo, tuttavia, il mercato afterhours ha punito il titolo AAPL : a mezzanotte si aggirava attorno al meno 8 per cento rispetto ai valori di chiusura a Wall Street, segno che gli investitori speravano in qualcosa di più soprattutto sul fronte iPhone anche alla luce dello sbarco in Cina . A Cupertino non resta che augurarsi che le novità da annunciare nel 2014 siano all’altezza del marchio, e che il mercato cinese inizi a regalare performance più vistose nei mesi a venire . Il secondo trimestre, a ogni modo, è un periodo di relativa calma: se questa volta Apple ha battuto ogni record precedente in fatto di fatturato e vendite, già oggi si sa che difficilmente accadrà lo stesso quando ad aprile sarà annunciata la prossima trimestrale.
Luca Annunziata