Apple e Google hanno annunciato una storica collaborazione per consentire una strategia di contenimento del contagio da Coronavirus agendo tramite i rispettivi sistemi operativi, iOS e Android. Assieme le due piattaforme mettono assieme qualcosa come il 99,5% del mondo mobile, potendo così arrivare pressoché ad ogni qualsivoglia persona sul pianeta dotata di uno smartphone. A livello potenziale uno strumento simile potrebbe arrivare a tracciare e monitorare qualcosa come 3 miliardi di persone in tutto il mondo, ma al tempo stesso v’è la garanzia di poter consentire una soluzione di opt-out a chiunque intenda avvalersene.
L’annuncio spiega che la strategia sarà portata avanti attraverso una serie di implementazioni successive, con una roadmap già definita, con un progetto studiato sull’uso del Bluetooth.
Cosa faranno Apple e Google
La prima fase avrà inizio con il mese di maggio, quando una serie di API saranno a disposizione per consentire l’installazione di app di tracciamento per le quali si sta lavorando in tutto il mondo: saranno probabilmente soluzioni valide a livello nazionale, pensate sulla base delle singole strategie locali, più o meno perfettibili dal punto di vista della tutela della privacy. Tali app saranno scaricabili sui rispettivi store per applicazioni, potranno essere installate sui rispettivi device, e potranno interagire tra di loro affinché vi sia un ambiente di tracciamento univoco (condizione assolutamente necessaria per poter avere un qualche risultato apprezzabile).
La seconda fase arriverà alcuni mesi dopo (senza una indicazione chiara al momento sui tempi necessari) e agirà ad un livello più alto: i rispettivi sistemi operativi integreranno questo tipo di funzionalità potendo interagire con le app sviluppate in tutto il mondo ed in accordo con le autorità sanitarie internazionali (tra le righe si legge il potenziale coinvolgimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità).
To help public health officials slow the spread of #COVID19, Google & @Apple are working on a contact tracing approach designed with strong controls and protections for user privacy. @tim_cook and I are committed to working together on these efforts.https://t.co/T0j88YBcFu
— Sundar Pichai (@sundarpichai) April 10, 2020
Due parole vengono sottolineate con chiarezza dai due gruppi: privacy e trasparenza dovranno essere colonne portanti di questo progetto. Il tutto all’interno di un progetto che vede Cupertino e Mountain View seduti sullo stesso fronte, tendendo le mani ai propri utenti in cerca di una soluzione che consenta alla popolazione di tutto il mondo di abbandonare l’attuale fase di isolamento per iniziare un progressivo riallacciamento dei rapporti interpersonali. Tutto ciò non sarà ovviamente possibile se non attraverso la collaborazione con le autorità di tutti i paesi che vorranno aderire al progetto, ma servirà anche guadagnare il favore degli utenti: saranno questi ultimi a poter prendere la decisione più importante.
L’Europa in tal senso si è già mossa, tanto con un accordo di policy univoche (elemento estremamente utile per approdare ad una fase B di interpolazione con i due colossi USA), quanto con le prime app già in fase di rilascio.
Come funziona
Il funzionamento del sistema coordinato da Apple e Google è illustrato dalle rispettive documentazioni tecniche rilasciate (vedi documentazione Apple | vedi documentazione Google)
L’idea è quella per cui attraverso il tracciamento delle reti bluetooth incrociate durante i propri spostamenti si possa essere avvertiti di eventuali positività incrociate sul proprio percorso. In tal caso potrebbero scattare protocolli di quarantena utili ad isolare il virus ed a salvaguardare la salute dei singoli.
Il sistema registrerebbe in modo anonimo tutte le reti incrociate, affinché un database possa tenerne memoria per i giorni a seguire.
Qualora un utente scopra la propria positività, dovrebbe semplicemente segnalarlo sull’app attraverso le proprie autorità sanitarie (quindi con un processo protocollato e certificato): ciò consentirebbe di inviare notifiche a tutti gli utenti incrociati nei giorni precedenti dalla persona risultata positiva, mettendo il caso nelle mani delle autorità competenti che – attraverso il sistema – possono informare sulle necessarie precauzioni da fare.
L’interesse del singolo è evidente poiché solo con una scelta di opt-in è possibile salvaguardare la propria salute sapendo di essere informati anzitempo sul proprio possibile contagio; chi sceglie per l’opt-out lo farà difendendo la propria privacy in modo sterile (poiché già garantita a priori da protocolli trasparenti, che andranno comunque anzitempo verificati), ma mettendo a rischio tanto la propria salute, quanto quella altrui.
Possibili problemi
Privacy e trasparenza dei processi sono elementi non negoziabili, sui quali si potrà fare un gran lavoro da parte dei tecnici informatici di tutto il mondo alla ricerca di potenziali vulnerabilità (tecniche o procedurali) a cui porre una pezza.
Sussiste in parallelo anche la possibilità di un alto numero di falsi positivi, legati in modo particolare alla prossimità di persone che, in realtà, non avrebbero potuto trasmettere il virus poiché avvicinate in modo tale da non poter abilitare un contagio (poiché fisicamente separati da mascherine, muri, vetri o semplicemente per una distanza tale da non poter probabilmente consentire la trasmissione del virus. Il tasso di allarme potrebbe dunque essere alto, tale da consigliare un approccio cauto nell’uso delle notifiche: l’avvertimento non dovrà presumibilmente preludere ad automatiche quarantene, ma metterà comunque in allerta le persone. Al tempo stesso il fatto di non ricevere notifiche non significa che si è al di fuori di ogni pericolo poiché ancora non è chiaro come e se i test sierologici potranno dare risultati, i tamponi continueranno ad essere effettuati o come le autorità sanitarie procederanno con il monitoraggio dei casi di positività.
L’app può dunque essere un supporto, anche estremamente valido, ma i protocolli di interazione con le autorità sanitarie espliciteranno il reale potenziale di un sistema di questo tipo.
Il percorso inizia oggi: primo step entro maggio, quando saranno rilasciate le prime API per l’interazione con i due sistemi operativi; secondo step entro l’anno, quando ci si aspetta un passo in avanti ulteriore per una maggior integrazione del tutto (e probabilmente con studi molto più avanzati sia dal punto di vista informatico che dal punto di vista clinico).
In campo l’umanità sta calando due dei suoi assi più preziosi: Apple e Google si stringono la mano, mettono da parte una rivalità che in questa fase non ha motivo d’essere ed aprono una opportunità che gli Stati di tutto il mondo hanno ora la possibilità di cogliere.