Alla vigilia delle elezioni presidenziali in Russia, Apple e Google hanno rimosso dai rispettivi store l’app Smart Voting promossa da Alexei Navalny, uno dei principali oppositori di Putin. Secondo il Washington Post, una dirigente di Google ha ricevuto intimidazioni dagli agenti dell’FSB. Questo era solo un primo avvertimento per le Big Tech occidentali, come tutti hanno scoperto in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Intimidazioni per censurare gli oppositori
In base alle informazioni ricevute dal Washington Post, gli agenti russi hanno fatto visita alla dirigente di Google con un ultimatum: eliminare l’app entro 24 ore oppure andare in prigione. L’azienda di Mountain View ha quindi spostato la donna in un hotel, ma gli stessi agenti si sono presentati nella sua stanza per ricordare la scadenza. Poche ore dopo l’app Smart Voting è stato rimossa dal Play Store (stessa sorte per la versione iOS).
Sia Google che Apple hanno mantenuto i loro dipendenti in Russia, nonostante le varie leggi in vigore, tra cui quelle che obbligano le aziende occidentali ad aprire uffici locali e conservare i dati degli utenti sui server posizionati in Russia. L’app Smart Voting era stata sviluppata per suggerire ai cittadini i candidati da votare alle elezioni presidenziali. Il famigerato Roskomnadzor non ha potuto bloccare il download dell’app, quindi il governo è passato alle minacce fisiche.
In seguito alle proteste di Navalny, Google ha ripristinato l’app, ma ciò è avvenuto diversi giorni dopo le elezioni. La stessa app viene oggi utilizzata per spingere i cittadini russi a scendere in piazza contro la guerra. Apple non ha mai ripubblicato l’app sullo store. L’azienda di Cupertino sembra piuttosto “accomodante” verso il governo. Sugli iPhone venduti in Russia non è possibile utilizzare il tool Privacy Relay che impedisce il tracciamento delle attività online.
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