Pur rappresentando un mercato di nicchia rispetto agli enormi investimenti e i guadagni miliardari delle macchine videoludiche tradizionali (PC e console), il casual gaming in mobilità guadagna terreno e addirittura riesce, nel caso delle console portatili, a superare protagonisti storici del settore. Al centro della scena, neanche a dirlo, c’è iPhone di Apple.
Stando ai dati pubblicati dalla società di ricerca Flurry , infatti, su tutti i ricavi fatti registrare nel 2009 dall’industria videoludica la fetta di iPhone ha pesato per il 5 per cento, un aumento di cinque volte rispetto all’anno precedente. “Controllare il 5% dei ricavi di un’industria da 10 miliardi di dollari in appena un anno è mezzo è significativo” ha detto il vicepresidente marketing di Flurry, Peter Farango. “Dal punto di vista del market share – ha continuato Farango – i giochi per console hanno perso terreno in favore delle piattaforme portatili e dell’iPhone”.
iPhone, a conti fatti, rappresenta ancora un esemplare unico nel suo genere , che sfugge alle tradizionali categorie di mercato (videoludicamente parlando): il melafonino non è dotato di controller e quindi mal si presta all’esperienza giocosa propriamente detta, anche se i publisher pregustano profitti e assicurano di voler aumentare il loro supporto per la piattaforma Apple – iPad incluso. Il controllo del 5 per cento del videoludo tradizionale, infine, acquista una rilevanza ancor più significativa se si prende in esame solo il mobile gaming, dove il market share raggiunto da iPhone nel 2009 (19 per cento) supera abbondantemente quello della PSP di Sony (11 per cento).
D’altronde è altrettanto evidente come le potenzialità videoludiche degli smartphone avanzati (e relativa componentistica base) facciano gola a un numero sempre crescente di soggetti tradizionalmente impegnati nel settore cellulari. Anche ARM starebbe pensando di adattare la propria GPU “Mali” a una console portatile, una prospettiva di espansione permessa dalle performance messe in mostra dall’unità elaborativa e che la società definisce in funzione della scalabilità commerciale “attraverso spazi multipli e diversi simultaneamente”.
Il matrimonio tra gaming portatile, “giochini” casual e nuove piattaforme di computing in mobilità si prospetta felice, non fosse per qualche potenziale grosso problema come quello della massiccia causa legale scatenata da MicroUnity Systems Engineering . La società californiana dice di essere impegnata (dal 1988 in poi) a “estendere i microprocessori oltre il ruolo storico di dispositivi di calcoli e di controllo, per trasformarli negli engine principali del media-processing nelle televisioni, nei set-top box, sui computer mobile, i cellulari e gli altri dispositivi per le comunicazioni digitali”.
Apple è solo l’ ultima arrivata , come parte chiamata in causa dall’iniziativa legale di MicroUnity per supposta infrazione di (14) brevetti registrati USPTO, in una lista che comprende 22 società di primaria importanza inclusi Acer, Google, HTC, LG, Motorola, Nokia, Palm, Qualcomm, Samsung e altri. Cause precedenti intentate contro Intel, Dell, Sony e AMD, riferisce MicroUnity, si sono già risolte con accordi extra-giudiziari anni fa.
Alfonso Maruccia