Come spesso è accaduto negli ultimi anni, quello che precede il MacWorld Expo di gennaio è un periodo di grande fermento in casa Apple. Dopo l’estate vengono immessi sul mercato quei prodotti destinati a fare grosse vendite nel periodo natalizio, e l’avvicinarsi dell’expo lascia ampi spazi al consueto toto-indiscrezioni, con notizie di nuovi prodotti che si rincorrono da un sito all’altro, accompagnate da conferme ritenute più o meno affidabili e smentite più o meno decise.
Entrando nello specifico del 2007, i nuovi iPod presentati a settembre stanno vendendo più di quanto auspicato, ma anche i computer fanno registrare un numero molto elevato di richieste, in particolare i MacBook, che hanno beneficiato di un aggiornamento nel mese di novembre. Se dovessi fare una statistica in base alle persone che frequento abitualmente (parenti, amici, colleghi ecc.), potrei tranquillamente dire che la diffusione dei Mac in questi ultimi mesi è più che raddoppiata: fino alla scorsa estate conoscevo solo quattro o cinque persone che utilizzavano il Mac (escluse le conoscenze fatte via Internet, quelle dei gruppi di discussione, o quelle relative a particolari ambiti lavorativi), ma negli ultimi mesi si sono aggiunti quattro MacBook e tre Mac mini, oltre ad un numero imprecisato di iPod (molti dei quali acquistati proprio in occasione del Natale) e un paio di iPhone.
Ho già avuto modo di dire in passato che gran parte del successo che sta avendo Apple deriva direttamente (o indirettamente) dall’iPod, ma l’uscita dell’iPhone ha contribuito ancora di più alla visibilità del marchio: il cellulare con la mela morsicata è stato giudicato il “gadget dell’anno” dal settimanale Time , mentre Steve Jobs è stato eletto dalla rivista statunitense Fortune come l’uomo d’affari più influente del globo (per dovere di cronaca, il secondo posto è occupato da Rupert Murdoch mentre Bill Gates è solo al settimo posto).
Ma se da un lato l’iPod è servito per far conoscere al vasto pubblico i prodotti di Apple (non dimentichiamo che chiunque compra un iPod deve poi utilizzare iTunes, scaricandolo dal sito), dall’altro non può certo bastare da solo a giustificare l’incremento di vendite nel settore dei computer. Il discorso è complicato, e non ho certo la pretesa di dare una risposta esauriente su questo argomento, però possiamo trarre qualche spunto di riflessione da quello che è successo negli ultimi due anni.
Il passaggio ai processori Intel nel bene e nel male ha dato la possibilità di poter utilizzare anche Windows, offrendo una scelta in più a chi era indeciso, o necessitava di utilizzare del software che per Mac non esiste: tutte queste persone sanno che avranno sempre a disposizione una possibile “via di fuga”, sia che si parli di Bootcamp, sia che si parli di emulazione (emulazione che in realtà era fattibile anche prima, ma con prestazioni completamente diverse).
La migrazione all’architettura x86 ha anche contribuito ad una riduzione generale dei costi: certo, Apple non può ancora competere con il prezzo di certi prodotti della grande distribuzione, ma l’attuale listino prezzi è grossomodo allineato con quello di altri produttori che offrono computer dalle caratteristiche simili (basti pensare, per esempio, agli all-in-one della Sony o ai portatili con le stesse doti di portabilità e autonomia dei MacBook).
Tra i vari successi di vendita e i riconoscimenti ottenuti da alcuni prodotti Apple, c’è anche qualche oggetto che non ha riscosso i favori del grande pubblico. Nella singolare classifica dei peggiori gadget tecnologici del 2007 (classifica stilata da Popular Mechanics , una diffusa rivista americana), Apple TV si è guadagnata il secondo posto, preceduta solamente da Foleo, l’espansione pensata da Palm per il suo Treo che è morta ancor prima d’essere immessa sul mercato.
Al di là della classifica, che potrebbe essere influenzata dalle diverse simpatie o antipatie dei votanti, va sottolineato che anche i dati di vendita di Apple TV non sono molto entusiasmanti. A fronte di una previsione di un milione di unità vendute nel corso del 2007, le stime attuali dicono che prima del periodo festivo ne sono state vendute meno della metà, e per la fine dell’anno si potrebbe arrivare intorno alle 750 mila unità, non di più.
Le ragioni di questo insuccesso possono essere molte: Apple TV è un oggetto per molti aspetti interessante ma è venduto ad un prezzo più alto rispetto a prodotti analoghi della concorrenza, ed è caratterizzato da diversi limiti, alcuni dei quali “aggirabili” in virtù del fatto che ci gira una versione di Mac OS X che in qualche modo può essere modificata. Senza entrare nel dettaglio delle specifiche tecniche , nonostante alcuni indubbi vantaggi, come la consueta semplicità d’uso e la sincronizzazione automatica con i computer di casa attraverso rete wireless, Apple TV non è in grado, da sola, sostituire al 100% la stazione multimediale del salotto, anche perché non è dotata di alcun lettore ottico (DVD o Blu-ray).
Fatte queste premesse, e valutato il fatto che esistono molteplici alternative (da prodotti simili, passando per soluzioni più complete come lo stesso Mac mini, o soluzioni più semplici come i lettori ottici che leggono anche immagini, musica, e filmati compressi), va da sé che Apple TV nasce già in partenza come prodotto di nicchia, in uno scenario completamente diverso rispetto a quello che aveva accolto la nascita dell’iPod. Come abbiamo già avuto modo di osservare in passato , nonostante le buone intenzioni, è impensabile che Apple TV riesca a ricreare con i film quello che l’iPod è stato in grado di realizzare per la musica digitale, soprattutto a causa delle difficoltà a stringere accordi con le major.
Dopo la dipartita della NBC dall’iTunes Store (con tutte le sue serie televisive di successo) a causa di evidenti divergenze sui prezzi e sulle metodologie di diffusione dei contenuti, Apple pare aver trovato un importante accordo con la 20th Century Fox che le consentirà di ampliare notevolmente il proprio catalogo di film (attualmente limitato a Disney e Paramount). Il risvolto della medaglia è che per raggiungere questo accordo Apple è dovuta sottostare alle richieste della stessa 20th Century Fox: per l’utente finale questo significa che, con tutta probabilità, verranno messi a catalogo dei titoli a prezzi maggiori rispetto agli attuali (o comunque un listino prezzi più differenziato) e forse anche dei film a noleggio.
La vendita di film a prezzi più elevati a mio avviso è una cosa assolutamente insensata, visto che già ora il prezzo non è molto diverso da quello dei DVD; anzi, in occasione di offerte (o in presenza di titoli “datati”) il prezzo del DVD è spesso inferiore. In ogni caso, se la decisione è della 20th Century Fox, sarà lei a trarre le conseguenze di questa scelta dopo un significativo lasso di tempo. L’unica cosa che potrebbe giustificare un prezzo maggiore sarebbe l’innalzamento della qualità: più volte si è parlato della possibilità che sull’iTunes Store venissero messi in vendita dei titoli in alta definizione, e questa scelta sarebbe un buon incentivo per le vendite di Apple TV, così come la possibilità di affittare dei film, se realizzata con le giuste modalità e al giusto prezzo.
A completamento di questo discorso, sarebbe opportuno che la vendita di film, telefilm, serie televisive, video musicali e quant’altro trovasse maggiori spazi al di fuori degli USA: Apple aveva promesso l’offerta di contenuti video negli altri paesi per l’anno 2007, ma allo stato attuale delle cose sullo store italiano ci sono solo alcuni cortometraggi della Pixar, mentre per trovare qualcosa in più occorre fare un giro sul negozio inglese, dove l’offerta è comunque inferiore rispetto all’iTunes Store americano (anche questo non aiuta le vendite di Apple TV…). La speranze sono rivolte al vicino expo di gennaio, nel corso del quale Jobs potrebbe ufficializzare l’accordo con la 20th Century Fox, spiegare gli estremi delle nuove offerte, e annunciare la vendita di contenuti video su tutti i negozi digitali.
Ma l’expo di gennaio è spesso legato anche alla presentazione di nuovo hardware, e se veramente una parte della manifestazione dovesse essere incentrata sulla vendita di film e sul video ad alta definizione, quale migliore occasione per presentare una nuova versione di Apple TV? Oppure (meglio ancora) per riconoscere il flop di questo gadget, ed eliminarlo dal mercato lasciando spazio ad un Mac mini con lettore Blu-ray e uscita HDMI?
Difficile dire se accadrà una cosa del genere, ma a supporto di questa tesi c’è anche l’indiscrezione che vuole la presentazione di monitor con entrata HDMI: da chi verrebbero utilizzati se non ci fossero computer dotati della stessa interfaccia? Infine, sempre parlando di hardware è lecito aspettarsi notizie riguardo l’adozione dei nuovi processori Intel, e quindi un rinnovamento dei portatili professionali e il possibile lancio del tanto discusso ultraportatile, che potrebbe essere un “semplice” MacBook Pro con schermo da 13 pollici e funzionalità innovative legate ad un touchpad multitouch, oppure un tablet Mac con memoria flash e schermo multitouch da 11 pollici.
Ultimamente sembra quasi obbligatorio parlare di multitouch se si vuol fare innovazione: evidentemente l’iPhone ha fatto scuola, e sicuramente ci sarà spazio anche per lui nell’affollato expo del prossimo gennaio.
Domenico Galimberti
(Per contattare l’autore scrivere alla redazione )