Con l’avvicinarsi del 10 settembre, data presunta e probabile (ma ancora senza alcuna ufficialità) per la presentazione dei nuovi iPhone, sul Web imperversano indiscrezioni e previsioni sui futuri prodotti di Cupertino. Tralasciando i rumor sull’iPhone dorato (o “champagne” come preferisce definirlo qualcuno) o sui 5 colori dell’iPhone 5C, potremmo invece chiederci quale sarà la strategia di Apple per riguadagnare terreno in un settore dove la concorrenza di Android (con Samsung in testa) sta ormai dominando il mercato.
A onor del vero, come ho già avuto modo di osservare in altre occasioni, ci sarebbe da considerare che i terminali “venduti” e i terminali “attivi” sono due cose distinte, senza contare le enormi differenze tra i diversi continenti. Inoltre, al di là delle controverse statalistiche di utilizzo sul Web (che forniscono un’indicazione di massima, spesso contrastante, più che un’informazione completa sullo stato delle cose) potremmo anche notare come l’App Store di Apple fatturi più di Google Play, oppure come Google fatichi a realizzare utili dalla pubblicità su mobile.
Dare una risposta definitiva sulla battaglia tra iOS e Android è molto difficile (se non impossibile) in ogni caso, è innegabile che Android venda sempre di più , e uno dei fattori che spingono le vendite dei terminali Android è la disponibilità di molti smartphone in ogni fascia di prezzo. Alcune ricerche mostrano come Samsung sia la più brava a conquistare nuovi clienti che non hanno mai avuto smartphone, mentre Apple (che, tra parentesi, ha dalla sua una maggior fedeltà degli utenti) raccoglie buona parte dei clienti proprio da Samsung.
Spostamenti degli utenti a parte, a differenza dell’offerta variegata della concorrenza, Apple si è sempre concentrata su un unico prodotto di fascia alta, lasciando come entry-level i dispositivi delle generazioni precedenti. Se da un certo punto di vista questo è un buon sistema per ammortizzare i costi di sviluppo, dall’altro porta l’utente a pensare che, quando acquista il modello entry-level, stia acquistando un prodotto già vecchio. Nonostante ciò, se andiamo ad osservare i dati dell’ultima trimestrale , possiamo notare che il 20 per cento di crescita nelle vendite di iPhone è accompagnato da un incremento minore del fatturato (15 percento), il che dovrebbe indicare che gli acquisti si sono spostati proprio sui modelli più economici, anche se più “vecchi”.
Alla luce di tutto ciò, se vuole allargare il proprio bacino di utenza (e quindi aumentare i profitti anche da tutti i servizi indotti), Apple non può pensare di continuare a vendere solo prodotti di fascia alta: ben venga l’arrivo di una nuova linea, l’iPhone “C”, dal prezzo più contenuto (anche se non credo sarà molto basso, perché Apple non può e non vuole fare concorrenza ai prodotti più economici) ma questo cambia completamente le carte in tavola e quindi la strategia di vendita di Apple. Invece di tenere a listino un unico dispositivo (anche se con le varianti delle generazioni precedenti), Apple si troverà a dover gestire due linee distinte di prodotto, e quindi a rinnovare due prodotti distinti ogni anno, probabilmente rinunciando ad offrire le generazioni precedenti (che altrimenti creerebbero troppe sovrapposizioni di prezzo, anche se potrebbero aiutare a mantenere più elevata la variabilità dell’offerta).
Inoltre, la gestione dell’iPhone “C” si complica a causa delle diverse colorazioni, il cui indice di gradimento è ancora tutto da verificare: sotto certi punti di vista la scelta ricorda quella che portò all’iMac colorato (anche se in realtà il primo iMac era in un unico colore, e i colori vennero poi abbandonati col passaggio dal CRT al LCD) ma, più in generale, riflette la filosofia di avere una griglia di prodotti in cui ci sia un modello “pro” e uno più economico. Caso diverso quello degli iPad. Qui Apple ha già due linee di prodotto, anche se in parte differenti come scopo di utilizzo, visto che parliamo di due diverse dimensioni di schermo. Inoltre, sui tablet, nonostante la concorrenza sia notevolmente in crescita, e nonostante il calo registrato nell’ultima trimestrale, la posizione di Apple è ancora buona, soprattutto grazie al miglior supporto delle app ottimizzate .
In ogni caso, tra iPad mini e iPad “normale”, Apple ha già la possibilità di mettere in atto una strategia di differenziazione dei prezzi, e se non sono previsti modelli col guscio in plastica (come per iPhone 5C) potrebbero però arrivare ulteriori linee di prodotto con differenti dimensioni dello schermo: agli attuali modelli da 8 e 10 pollici si è parlato (per il futuro non immediato) di aggiungere modelli da 6 e da 12. Sui 6 pollici continuo a nutrire seri dubbi di un reale vantaggio rispetto all’attuale iPad mini (a meno che non si tratti di un iPhone gigante anziché di un iPad “micro”, ma in tal caso vedrei altri tipi di problematiche) mentre il 12, scomodo da portare in giro, potrebbe aver senso per rimpiazzare in modo quasi definitivo il computer di casa: in tal caso urge la necessità di offrire qualcosa in più a iOS. iOS 7 porta con sé diverse novità funzionali (oltre che estetiche), ma per certi compiti si dimostra ancora inadeguato.
Al di là delle incertezze sui prodotti futuri, quello che è chiaro è che alcune strategie di Apple stanno cambiando: qualcuno dirà per colpa (o per merito) di Cook, qualcuno criticherà le sue scelte mettendole in contrapposizione a quello che avrebbe fatto o non-fatto Jobs (cosa che in realtà non sapremo mai) e qualcun’altro apprezzerà alcune sue decisioni (come quella di mantenere in vita il Mac Pro, seppure in una veste completamente rivisitata). La realtà è che Cook non è Jobs, Ive sembra avere idee diametralmente opposte a Fortstall, ed è inutile lanciarsi continuamente in paragoni improbabili: Apple è semplicemente un’azienda molto dinamica che cerca di cambiare le proprie strategie in modo tale da proporre prodotti che possono incontrare al meglio le esigenze degli utenti, e quindi del mercato (o quantomeno di quella parte di mercato che considera come proprio target).
In alcuni casi riesce ad proporsi ed imporsi con prodotti che stabiliscono delle vere e proprie linee guida, in altri casi deve un po’ seguire la corrente, ma sicuramente non si può dire che non tenti nuove strade: è bastato un rumor che accennasse all’iWatch per far muovere tutta la concorrenza a rilasciare dichiarazioni in merito al prossimo rilascio di smartwatch. Ma prima di questi ci aspetta un autunno dove Apple (dopo un anno di attesa senza alcuna novità di rilievo) toglierà i veli a numerosi nuovi prodotti (sia hardware che software) e servizi, tagliando alcuni ponti col passato e sancendo, di fatto, l’inizio di una nuova era post-Jobs.
Domenico Galimberti
blog puce72
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