L’imminente lancio di Apple Intelligence, la soluzione di intelligenza artificiale generativa di Apple, sta sollevando preoccupazioni nella comunità creativa riguardo alla trasparenza dell’azienda sulla raccolta dei dati di addestramento.
Nonostante Apple sia nota per il suo stretto legame con il mondo dell’arte e del design, artisti e creativi esprimono frustrazione per la mancanza di chiarezza su come l’azienda ha ottenuto le informazioni per alimentare il suo modello di AI.
La frustrazione dei creativi
Mentre Apple si prepara a implementare Apple Intelligence su milioni di dispositivi, la comunità creativa, storicamente tra i clienti più fedeli del brand, alza la voce. Fotografi, concept artist e scultori si dicono delusi dal relativo silenzio di Apple riguardo alla raccolta dei dati per i suoi modelli di AI. Jon Lam, artista di videogiochi e attivista per i diritti dei creatori, ha dichiarato che avrebbe voluto una maggiore trasparenza da parte di Apple su come ha raccolto i dati di addestramento.
La qualità dell’intelligenza artificiale generativa dipende strettamente dai dati su cui vengono addestrati i suoi modelli. La maggior parte delle aziende ha raccolto enormi quantità di informazioni da Internet, spesso senza il consenso o il compenso dei creatori originali. Questo ha portato a numerose cause legali contro le aziende di AI (ad esempio OpenAI è stata citata in giudizio dal New York Times), accusate di violare i diritti d’autore e di trarre profitto dal lavoro altrui senza compenso.
La mancanza di trasparenza di Apple
Apple ha rivelato poco sulla fonte dei dati di addestramento di Apple Intelligence. L’azienda ha dichiarato di utilizzare dati pubblici dal web aperto attraverso il suo web crawler AppleBot, ma non è entrata nello specifico. Sebbene Apple cerchi di distinguersi per un approccio più attento alla privacy, i fondamenti del suo modello di AI sembrano simili a quelli della concorrenza…
Artisti e creativi esprimono il loro disappunto per l’approccio di Apple, definendo l’AI generativa come “il più grande furto nella storia dell’intelletto umano“. Del resto, è difficile dargli torto. La disponibilità pubblica di un’opera non implica automaticamente il diritto di utilizzarla liberamente.
Il senso di tradimento verso le big tech
L’indignazione nei confronti di Apple si inserisce in un più ampio senso di tradimento dei professionisti creativi verso le aziende tecnologiche da cui dipendono per il proprio lavoro. Anche Adobe, produttore di software ampiamente utilizzati da artisti e designer, è stata accusata di aver utilizzato immagini di dubbia provenienza per addestrare la sua AI Firefly. Questo ha portato a una crescente sfiducia verso le big tech, percepite come più interessate ai profitti che alla vita delle persone che usano i loro prodotti.