Apple potrebbe tentare di sviluppare un proprio motore di ricerca? L’ipotesi potrebbe essere avventata e rischiosa, ma al tempo stesso non certo improponibile. Alcuni indizi, anzi, fanno propendere per una imminente accelerazione su questo fronte. Ogni ipotesi deve tuttavia basarsi su un approccio di estrema cautela, perché per Cupertino sarebbe questo uno sforzo non certo indifferente e non certo privo di rischi.
Apple Search? Ecco gli indizi nell’Applebot
L’ipotesi scaturisce da una serie di indizi che Apple ha giocoforza disseminato sulla propria strada negli ultimi mesi. Il tutto si concretizza anzitutto nel cosiddetto Applebot, il crawler usato da Cupertino per scandagliare la rete: lo User Agent del gruppo ha iniziato ad evolvere la propria attività, ha modificato il proprio rapporto con i robots.txt, ha ampliato la propria capacità di interpretare le pagine (oltre il solo Web in formato HTML) ed ha iniziato a piccoli passi a somigliare di più a quel che Google fa da sempre.
Quindi? Al momento non è possibile spingersi oltre nelle ipotesi senza pestare qualche scenario tanto abnorme da sembrare improbabile. Tutto si riduce infatti ad un nome: Google. Apple ha la forza, e la voglia, di sfidare il motore di ricerca di Mountain View? Oppure Apple vuole semplicemente un proprio “Bing”, magari sperando che eventuali cause antitrust possano bloccare la capacità di Google di imporre ancora a lungo il proprio dominio nella ricerca online? Trattasi di mere scaramucce all’interno di una trattativa che oggi vede Google come motore di ricerca standard su Safari?
Difficile, insomma, formulare ipotesi concrete al di là di quello che è il ventaglio dei mondi possibili nel caso in cui Apple decida realmente di scendere in campo nella ricerca online. Gli ultimi aggiornamenti sulla pagina ufficiale del bot sono datati 21 luglio e aggiungono importanti novità: da qui alla possibilità di costruire una reale minaccia per l’impero creato da Larry Page e Sergey Brin, però, ce ne passa. E difficilmente Tim Cook ha in mente obiettivi tanto altisonanti, ben sapendo quanto ciò sia complesso ed oneroso quando in campo ci sono brand e storie ingombranti come quella di Big G.