Arriva oggi dalle aule del Tribunale dell’Unione Europea la sentenza che riconosce la legittimità dell’accordo sottoscritto da Apple e dall’Irlanda per quanto concerne la tassazione dei profitti generati dal gruppo di Cupertino nel vecchio continente. Una vittoria per la mela morsicata e per Dublino, un colpo basso invece per gli organismi europei che avevano chiesto alla società americana di staccare un assegno multimiliardario.
Apple-Irlanda: l’accordo non è illegittimo
La longeva stretta di mano tra le parti, ribattezzata Sweetheart Deal dagli addetti ai lavori, non è da ritenersi illegale poiché non ha fin qui costituito un trattamento di favore nei confronti di Apple e non ha danneggiato alcun concorrente.
Una storia che affonda le proprie radici nella prima parte degli anni ’90 quando la società della Silicon Valley ha aperto un impianto di produzione a Hollyhill, poco distante da Cork. Stando a un report del Financial Times pubblicato nel 2014 l’azienda avrebbe poi forzato la mano nelle trattative con il governo locale al fine di ottenere un tetto massimo per le imposte da pagare, indipendentemente dall’entità del proprio business nel territorio irlandese e a livello europeo.
Tra il 2016 e il 2017 la Commissione Europea ha chiesto ad Apple un totale pari a 14,5 miliardi di dollari per le tasse non versate in passato. Quanto deciso oggi lascerà Bruxelles a bocca asciutta.
#EUGeneralCourt annuls the decision taken by the @EU_Commission regarding the Irish #TaxRulings in favour of @Apple #Apple #EUCommission #StateAid pic.twitter.com/KoF6r1n82S
— EU Court of Justice (@EUCourtPress) July 15, 2020
La sentenza odierna giunge in un momento piuttosto delicato per quanto concerne la discussione a proposito della Digital Tax che dovrebbe consentire agli stati membri di incassare le imposte sui profitti generati dai big tecnologici d’oltreoceano entro i loro confini, anche se il quartier generale europeo è situato in Irlanda o in altre nazioni che applicano aliquote particolarmente favorevoli. L’obiettivo è quello di approvarla e attuarla prima di fine anno, ma gli USA hanno interrotto bruscamente le trattative e minacciano ritorsioni nei confronti di quei paesi come la Franca che si sono già mossi in modo autonomo.