Il futuro della musica digitale sembra orientarsi con sempre più decisione verso lo streaming, per un consumo di contenuti che progressivamente abbandona la concretezza del possesso e assume la forma di un servizio: a conferma di una tendenza che sta emergendo sempre più nettamente dai numeri dell’industria, sono certe indiscrezioni relative ad iTunes, a cui dà voce il Wall Street Journal .
A fornire qualche dettaglio sulle misteriose percentuali che compongono i risultati finanziari di Apple sono certe fonti ben informate sui fatti: secondo le informazioni pervenute al Wall Street Journal , la vendita di musica mediata da iTunes a partire dall’inizio del 2014 avrebbe subito una contrazione del 13-14 per cento su scala globale .
Al di là della scansione delle uscite dei prevedibili successi di massa, che secondo gli analisti avrebbero il potere di incidere sensibilmente sui dati entro la fine dell’anno, il calo delle vendite di musica su iTunes riflette con chiarezza una tendenza ben evidente dai dati messi a disposizione dell’industria della musica. RIAA, nel report dedicato ai primi mesi del 2014, in un quadro sostanzialmente stabile per le entrate relative alla musica digitale, ha rilevato sul mercato statunitense un calo del 12 per cento del fatturato per i download, con una decrescita del 14 per cento per i download degli album e del 9 per cento per il download delle singole tracce. La contrazione del mercato dei download nel contesto statunitense, evidenziata anche dal -12,9 per cento rilevato dagli analisti di Nielsen, fa il paio con il trend analogo osservato da IFPI sul mercato europeo e emerso con uno studio commissionato da FIMI nel quadro italiano.
La diminuzione dell’entusiasmo dei consumatori rispetto agli acquisti sotto forma di download sarebbe ben compensata dall’interesse nutrito dalle platee connesse nei confronti dei servizi di streaming: per questo, suggerisce il Wall Street Journal , Apple starebbe mettendo a punto le strategie più opportune per integrare Beats in iTunes, e far fruttare la sua acquisizione da tre miliardi di dollari prima che gli attori della prima ora quali Pandora e Spotify guadagnino un vantaggio tale da non poter essere più recuperato. Secondo gli osservatori Apple non necessiterebbe di trarre guadagni diretti dalla proposta musicale, che fa gioco in quanto incentivo all’acquisto dell’hardware: per questo motivo Cupertino starebbe tentando di strappare alle etichette accordi mirati a ridurre al minimo i prezzi degli abbonamenti allo streaming, così da proporre un mese di musica a un prezzo di 5 dollari, vale a dire 60 dollari per un anno di streaming. Si mormora che i migliori utenti della musica proposta in download da iTunes spendano all’anno proprio 60 dollari.
Gaia Bottà