Nessuno dei 500mila lavoratori delle fabbriche è a rischio, ma Apple ha scelto in ogni caso di agire: benzene e n-esano , utilizzati nei processi di produzione come solventi e potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo, saranno banditi nella fase finale di produzione presso gli impianti dove vengono forgiati i dispositivi della Mela.
La decisione di Apple è stata annunciata in seguito ad una indagine sollecitata dalla campagna Bad Apple , promossa dagli attivisti di China Labor Watch , attivissimi nel denunciare gli abusi negli impianti di produzione a cui si appoggiano i colossi occidentali, e da Green America . Le due non profit protestavano per responsabilizzare Cupertino, già prodiga di iniziative sul fronte ambientale ma accusata di essere ancora poco attenta alla salute dei propri lavoratori: estromettendo dalle linee di produzione prodotti chimici pericolosi come il benzene costerebbe a Apple meno di un dollaro in più per dispositivo – spiegavano gli attivisti – ma permetterebbe certamente ai lavoratori di guadagnare in salute.
“Abbiamo immediatamente dato il via alle indagini – spiega ora Apple – inviando squadre specializzate in ciascuno dei nostri 22 impianti di produzione, e non abbiamo rilevato alcuna prova del fatto che i lavoratori siano a rischio”. I casi di avvalenamento dei lavoratori che hanno coinvolto i fornitori di Apple sembrano ormai un lontano e bruciante ricordo : solo in 4 fabbriche, chiarisce Apple, vengono utilizzati solventi che contengono benzene e n-esano, peraltro in concentrazioni che si mantengono entro i limiti fissati dalla stessa azienda per garantire ai lavoratori la massima sicurezza.
Apple non ha perso però l’occasione per dimostrare il proprio impegno aggiornando le proprie regolamentazioni per proibire l’uso di questi idrocarburi “nelle fasi finali del processo di assemblaggio” dei prodotti e promettendo di investire sulla ricerca per sviluppare materiali e tecnologie sempre più compatibili con la salute dell’uomo e con l’ambiente. “Ci impegneremo per rimuovere i componenti tossici dei nostri prodotti e dalle nostre linee di produzione – assicura Apple – Perché tutti hanno diritto a prodotti sicuri e a ambienti di lavoro sicuri”. Gli attivisti auspicano che l’influenza sul mercato di Apple possa innescare una virtuosa reazione a catena presso tutti i concorrenti.
Gaia Bottà