Cupertino (USA) – Annunciati all’inizio dell’anno in occasione del MacWorld Expo di San Francisco , i primi modelli di Xserve G5 hanno infine imboccato la via del mercato. Si tratta di sistemi a singolo o doppio processore che, primi fra i server di Apple , beneficiano della nuova tecnologia e dell’architettura a 64 bit delle giovani CPU G5 di IBM, anche note con il nome formale di PowerPC 970.
I G5, già impiegati da Apple nella propria linea di workstation Power Mac, sono qui rappresentati da una nuova versione a 90 nanometri che, rispetto alla prima generazione, riduce i consumi energetici e la conseguente dissipazione di calore: un fattore, quest’ultimo, particolarmente importante per i rack in formato 1U.
Grazie alle nuove CPU, Apple afferma che i nuovi Xserve G5 monoprocessore sono in grado di fornire una potenza di calcolo pari a 30 Gigaflop, dichiarata oltre il 60 percento superiore a quella degli Xserve basati su PowerPC G4.
“Xserve G5 è un server di grande interesse per tutti i clienti che vogliono un potente server formato rack 1U per migliaia di euro in meno rispetto alle alternative proposte da Dell, IBM e Sun”, ha affermato Philip Schiller, senior vice president Worldwide Product Marketing di Apple. “Grazie alla potenza di calcolo del doppio processore G5, alla massiccia capacità storage, alle incredibili prestazioni I/O e al software Apple Mac OS X Server incluso, Xserve G5 rappresenta una soluzione economicamente accessibile, facile da gestire e facile da predisporre in cluster”.
Oltre a far guerra ai server Unix di fascia bassa, Apple propone i propri Xserve come alternativa alle soluzioni economiche basate su architetture x86 e sistema operativo Linux. Proprio l’Università americana di Princeton, ad esempio, ha fatto sapere di aver scelto un cluster di Xserve G5 a 64 nodi al posto di un analogo cluster basato su Opteron e Linux.
Fra le prime ad aver annunciato l’implementazione di un cluster di Xserve G5 c’è l’università Virginia Tech, la quale utilizzerà il nuovo sistema in sostituzione del suo attuale (e ormai famoso) supercomputer basato su Power Mac G5.
Apple punta moltissimo sul mercato dei cluster, un settore dove al momento, a farla da padrone, sono le piattaforme x86/Linux.
Per corteggiare una delle nicchie più importanti di questo mercato, quello legato alle tecnologie bioinformatiche, la società di Cupertino ha rilasciato il Workgroup Cluster per la Bioinformatica, una soluzione software per il computing ad alte prestazioni che, oltre a contenere un certo numero di applicativi dedicati a questa branca della scienza, promette di facilitare al massimo la configurazione, la manutenzione e l’uso del sistema.
L’Xserve G5 è al momento disponibile nella sola versione con singolo processore a 2 GHz. I primi modelli biprocessore saranno disponibili in aprile.
Le tre configurazioni standard dell’Xserve G5 includono:
– un modello a singolo processore PowerPC G5 a 2 GHz con 512 MB di RAM PC3200 ECC, un singolo Drive Module da 80 GB con espansibilità fino a 750 GB, doppia adattatore Gigabit Ethernet on-board, FireWire 800 e USB 2.0, e una licenza per client illimitati di Mac OS X Server ad un prezzo suggerito ai rivenditori di 2.999 euro (I.V.A. esclusa).
– un modello a doppio processore PowerPC G5 a 2 GHz con 1 GB di RAM PC3200 ECC, un singolo Drive Module da 80 GB con espansibilità fino a 750 GB, doppio adattatore Gigabit Ethernet on-board, FireWire 800 e USB 2.0, e una licenza per client illimitati di Mac OS X Server ad un prezzo suggerito ai rivenditori di 3.999 euro (I.V.A. esclusa);
– un cluster Node con doppio processore PowerPC G5 a 2 GHz con 512 MB di RAM PC3200 ECC, un singolo Drive Module da 80 GB con espansibilità fino a 750 GB, doppio adattatore Gigabit Ethernet on-board, FireWire 800 e USB 2.0, e una licenza per 10 client di Mac OS X Server ad un prezzo suggerito ai rivenditori di 2.999 euro (I.V.A. esclusa) per modulo cluster.