Apple, lavoratori sani e materiali puliti

Apple, lavoratori sani e materiali puliti

Niente tantalio né materie prime che provengano da zone di guerra e un massimo di 60 ore a settimana per i dipendenti delle fabbriche di suoi fornitori. Apple mette in mostra il proprio impegno
Niente tantalio né materie prime che provengano da zone di guerra e un massimo di 60 ore a settimana per i dipendenti delle fabbriche di suoi fornitori. Apple mette in mostra il proprio impegno

Apple ha divulgato il codice di condotta che fa rispettare ai suoi fornitori ed il rapporto su quanto fatto finora in materia di diritti fondamentali dei lavoratori e dei principi di produzione etica .

Cupertino si è sempre detta interessata alla questione della corporate responsability , o almeno dopo le critiche ricevute prima per il mancato rispetto dell’ambiente nella produzione dei suoi prodotti, poi per le condizioni nelle fabbriche dei suoi fornitori, ha sempre cercato di essere in prima fila sul fronte di ecologia e rispetto dei lavoratori.

Ora Apple ha confermato che nessuno dei suoi fornitori ha impiegato i tantalio , un metallo comunemente usato nei componenti elettronici, né altri minerali estratti da zone interessate da conflitti armati: il riferimento è in particolare alla Repubblica democratica del Congo, dove i signori della guerra si finanziano anche attraverso la vendita di tantalio, tungsteno, stagno e oro ai produttori di componenti utilizzate nell’elettronica.

Per quanto riguarda i diritti dei lavoratori, invece, Apple ha riferito di aver tenuto corsi per formare i dipendenti e ha ricordato il suo grande impegno per ridurre le ore di lavoro settimanali (fino ad un massimo di 60 ore, con la possibilità di andare oltre in situazioni eccezionali e solo se il lavoratore è d’accordo): ha ottenuto un 95 per cento di rispetto dei suoi standard da parte dei fornitori.

A favore della trasparenza, inoltre, Apple ha pubblicato la lista dei suoi principali fornitori , tra cui figurano tre stabilimenti italiani: ST Microelectronics di Agrate Brianza, ST Microelectronics di Catania e la KEMET (azienda USA di componenti passivi) con la sua sede di Bologna.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
14 feb 2014
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