Tra gli annunci di ieri in apertura della WWDC 2020 quello che più ha calamitato l’attenzione è legato all’arrivo di processori ARM per i computer della linea Mac. A svelarlo Tim Cook, dando così il via al passaggio dalle CPU Intel a soluzioni progettate internamente, a 15 anni di distanza da quando il predecessore Steve Jobs rese ufficiale l’abbandono di PowerPC in favore delle componenti offerte dal chipmaker di Santa Clara.
Apple Silicon: i processori ARM di Cupertino per i Mac
Serviranno 24 mesi per completare la transizione. I primi prodotti di questa nuova gamma arriveranno però sul mercato prima, già entro fine 2020. Nei giorni scorsi alcuni rumor hanno parlato di un MacBook Pro da 13 pollici e di un all-in-one iMac da 24 pollici.
Con l’obiettivo di semplificare la vita agli sviluppatori verrà reso loro disponibile un Developer Transition Kit basato sullo stesso processore A12Z Bionic che si trova nel più recente iPad Pro, 16 GB d RAM, unità SSD da 512 GB e sistema operativo macOS 11 Big Sur, in prenotazione dai prossimi giorni al prezzo di 500 euro con l’obbligo di restituzione al termine del periodo stabilito. Potranno inoltre contare sull’impiego del software di emulazione Rosetta 2 per eseguire codice destinato ad ARM su hardware Intel.
Il passaggio, che Cook e i suoi hanno definito “storico”, non porterà con sé esclusivamente un passo in avanti in termini di prestazioni, ma anche una migliore gestione dei consumi con benefici in termini di autonomia per i modelli laptop e feature inedite dedicate tra le altre cose a sicurezza e privacy.
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In altre parole Apple cercherà di replicare con i Mac quanto già fatto con successo su iPhone e iPad, curando in modo diretto sia la progettazione del comparto hardware sia il lato software, nel nome dell’ottimizzazione.