E’ uscito un po’ in sordina, contestualmente all’expo di San Francisco, e senza una presentazione ufficiale. Si tratta dell’aggiornamento 9.1 di MacOS, un aggiornamento tanto atteso, un aggiornamento gratuito e molto corposo: ben 70 MB, dimensione decisamente insolita per un upgrade di MacOS.
Alla pagina del download pare che il requisito minimo sia possedere la versione 9 del sistema operativo, ma una volta scaricato il “malloppo” nel file “Readme” si possono trovare istruzioni e suggerimenti per effettuare un corretto update anche a partire dalle versione 8.6 e 8.1 del sistema operativo. Alcune voci sostengono pure che sia possibile effettuare l’upgrade addirittura dall’ormai vecchissimo 7.5.3! (ovviamente su macchine in grado di far girare MacOS 9.1).
Tutte queste possibilità giustificano la dimensione dell’aggiornamento, ma fanno quantomeno riflettere sul perché di una simile operazione. Con questo aggiornamento Apple sta praticamente regalando l’ultima versione del sistema “classico” a tutti i suoi utenti, o perlomeno al 99% di essi, dato che MacOS 8 è uscito nell’estate del 1997. Cerchiamo di capire il perché di una mossa del genere. Sicuramente Apple non lo fa con intenti pubblicitari, visto che l’aggiornamento è uscito senza il minimo clamore, e visto che nemmeno la pagina di download riporta la numerose possibilistá di upgrade.
La ragione è forse molto più sottile: tra un paio di mesi circa uscirà MacOS X, il nuovo sistema operativo di cui abbiamo già più volte parlato. Visti i profondi cambiamenti (praticamente una riscrittura totale del codice), tutte le applicazioni dovranno essere, almeno parzialmente, convertite per poter funzionare in modo “nativo” sul nuovo sistema. In realtà MacOS X contiene anche le librerie “classiche”, necessarie per far funzionare tutte le “vecchie” applicazioni sotto MacOS X in una sorta di ambiente simulato (e non “emulato”, per quanto sottile possa sembrare la differenza). Tutto ciò funziona anche adesso con la public-beta, a patto di avere installato anche MacOS 9, che verrà lanciato come una normale applicazione per fornire la base alle applicazioni “classiche”. A questo punto basta fare 2+2 per far quadrare i conti: Apple sta investendo tutto il suo futuro sul nuovo sistema che uscirà a breve e, nonostante gli sviluppatori abbiano già assicurato il loro supporto a MacOS X, non tutte le applicazioni chiave saranno disponibili da subito in versione “carbonizzata” (ovvero in versione nativa per MacOS X). Qualche esempio? Photoshop, Office e XPress credo che siano più che sufficienti, anche se potrei continuare… Apple deve spingere MacOS X a tutti i costi, ma non può certo permettersi di perdere per strada applicazioni come quelle appena citate. Cosa fare allora? Una soluzione è quella di offrire ai suoi utenti un metodo gratuito, valido ed efficace per utilizzare con pieno profitto le applicazioni classiche sotto il nuovo sistema.
Chi ha già eseguito l’upgrade (tra l’altro disponibile da subito in tutte le lingue) ha potuto verificare che la 9.1 è una delle migliori versioni di MacOS in termini di stabilità e prestazioni, tanto da far girare la battuta che si trattasse di una “versione ridotta” di MacOS X piuttosto che di un aggiornamento del MacOS 9. Tanto più che l’installazione del 9.1 provoca uno spostamento delle cartelle di applicazioni e documenti, dando al sistema un struttura più simile a MacOS X. A questo punto è facile pensare che la nuova versione del sistema sia ottimizzata per funzionare al meglio all’interno dell’ormai prossimo MacOS X, e la conferma parrebbe anche arrivare dal fatto che poche settimane fa si parlava di nuovi accorgimenti in grado di velocizzare del 30% il funzionamento delle applicazioni classiche in MacOS X. E’ anche facile immaginare che la versione finale di MacOS X, per assicurare un rendimento migliore, farà funzionare le vecchie applicazioni solo con MacOS 9.1: se così fosse, con tutta probabilità sarà possibile effettuare l’aggiornamento dallo stesso CD di MacOS X (e magari direttamente durante la sua installazione).
Cosa possiamo concludere da tutto ciò? I “maligni” diranno che Apple ha studiato questa mossa perché MacOS X si ritrova (o, meglio, si ritroverà) senza software nativo. I “fan” replicheranno invece che il software esiste, e che quel poco che manca è dovuto alla pigrizia degli sviluppatori. La verità come al solito sta nel mezzo, ed è normale che sia cosi visti i profondi cambiamenti che verranno introdotti col nuovo sistema. La fase di transizione è fisiologica e necessaria, ed Apple si prepara ad affrontarla nel migliore dei modi, proponendo (anzi, regalando) un “ottimo ultimo aggiornamento” del suo sistema classico.
Per quanto riguarda la disponibilità di software nativo, la situazione è sicuramente destinata a evolversi nel migliore dei modi.Già dal momento dell’uscita della beta pubblica, sotto MacOS X si sono rese disponibili nuove applicazioni proveniente dal mondo NeXT e dal mondo Unix/Linux: basti pensare ad Apache, all’ottimo browser OmniWeb, al programma di fotoritocco TIFFany o alla prossima uscita di StarOffice. Si tratta di applicazioni che senza MacOS X non sarebbero mai arrivate su piattaforma Macintosh. Se aggiungete che poco alla volta saranno disponibili in maniera nativa anche tutte le altre applicazioni “classiche” (ferma restando la possibilità di utilizzarle comunque nell’ambiente simulato), le prospettive sono sicuramente buone.
Nel frattempo anche lo sviluppo di MacOS X procede senza un attimo di sosta. Che la versione vista qualche settimana fa a San Francisco fosse molto diversa dalla public-beta che tutti gli appassionati conoscono, è cosa ormai nota; le ultime notizie ci dicono però che la versione attualmente in sviluppo sia veramente molto più veloce della versione rilasciata a Parigi, con incrementi del 400% in alcune operazioni. Il merito di questi incrementi è dovuto anche all’ottimizzazione che consente di sfruttare al meglio il motore Altivec del G4. A tal proposito pare che i programmatori siano riusciti a reindirizzare verso le unità Altivec alcune operazioni molto comuni, in modo tale da sfruttare al meglio la potenza dei G4 anche con le applicazioni non ottimizzate. Ora non resta che attendere Tokio per vedere la prossima mossa ufficiale, anche se ultimamente le novità si susseguono ad un ritmo quasi giornaliero e l’interesse verso Apple e MacOS X cresce sempre di più.