Anche Apple, così come Google, ha avviato una serie di report per fotografare la mobilità delle persone durante questa fase di sospensione degli spostamenti. La mossa di Apple giunge con qualche giorno appena di ritardo rispetto alla controparte, al termine di quello che è diventato un fitto dialogo tra le parti per mettere a punto quella piattaforma di tracciamento su cui verranno presumibilmente sviluppate gran parte delle app per il contenimento dei contagi nei prossimi mesi.
Il suo nome è Apple Mobility Trend Report, sarà aggiornato a cadenza regolare e – pur non sovrapponendosene – ricalca per molti versi l’approccio tenuto da Google su medesima materia. I dati sono qui, disponibili nazione per nazione.
Apple Mobility Trend Report
Lo strumento non è esattamente lo stesso: Google fornisce informazioni più precise ed elaborate, ma meno gestibili (ad esempio v’è una indicazione sul tipo di luoghi visitato, ma i dati non sono gestibili in proprio poiché semplicemente stampati su documenti PDF); Apple fornisce informazioni meno ricche, ma su file CVS che ognuno può usare a proprio piacimento. Ciò rende le informazioni similari, ma non sovrapponibili: non si può fare un raffronto diretto, quindi, ma soltanto notare particolari trend su alcune realtà particolari.
Si può notare, ad esempio, come l’attività nei parchi (presumibilmente per corse o passeggiate) sia misurata da Google in Italia nell’ordine del +40% nei giorni antecedenti l’apertura del lock down; negli stessi giorni Apple ha misurato una attività similare (con spostamenti a piedi) arrivare ad una media del +85%. Sebbene i dati non siano raffrontabili, è immaginabile come tali informazioni dipendano dalla differente distribuzione dei device tra l’utenza, con Android disponibile a prezzi molto più variegati, mentre iOS ha prezzi medi di accesso ben più elevati e caratterizzanti stili di vita differenti.
L’importanza dei dati
Per tutti il punto di arrivo sembra essere comunque lo stesso, con la mobilità abbattuta ormai quasi del 90%. Attenzione, però: il dato non sembra riflettere tutta la mobilità, ma soltanto un certo tipo di mobilità. In particolare, Apple spiega come i dati siano relativi alle richieste di mobilità provenienti da Google Maps. Insomma: se si esce per una passeggiata, per le commissioni o comunque nel circondario, ciò non sarà rispecchiato nei dati forniti. Questo significa che il dato è relativo ad una specifica fetta di spostamenti, non tutti. E quindi non è che un indicatore parziale, che ad oggi va preso inconsiderazione solo se non si commette il peccato originale di considerarlo un valore assoluto in grado di fotografare la mobilità residua complessiva.
Così come Google, anche Apple garantisce la piena anonimizzazione dei dati in fase di elaborazione, garantendo quindi la privacy dei singoli anche quando l’uso dei dati è aggregato. Il lavoro posto in essere sembra essere una sorta di vetrina per i governi di tutto il mondo, allestita con una mela e un robottino per mettere in mostra quanti e quali dati possano essere accessibili. Chi vuole può abbeverarsene, insomma, e creare così un’alleanza tra governi e big tech che probabilmente nessuno si sarebbe mai immaginato prima della grande emergenza.