L’interessamento della autorità antitrust europee nei confronti di Apple Music era emerso da indiscrezioni circolate all’inizio del mese di aprile, in anticipo sul lancio del servizio di streaming di Cupertino, ma nel pieno della polemica sollevata altre indiscrezioni che descrivevano le major intente nell’esercitare pressioni sul mercato per sovvertire l’attuale modello freemium su cui si fondano le piattaforme di streaming come Spotify, a favore di un modello basato sui soli abbonamenti come sarà Apple Music al termine dell’offerta di prova gratuita. Sono altre indiscrezioni a dichiarare chiusa parte dell’indagine europea: le autorità non avrebbero raccolto alcuna prova del fatto che Apple fosse coinvolta nelle mobilitazioni delle etichette.
Le quattro fonti consultate da Recode sono concordi nell’affermare che l’antitrust europeo abbia intrapreso lo stesso tipo di procedimento avviato dai procuratori generali dello stato di New York e dello stato del Connecticut sottoponendo dei questionari a Universal Music Group, Sony Music Entertainment e Warner Music Group riguardo agli accordi di licensing stipulati con Apple. L’Europa, analizzato il quadro, non avrebbe rilevato alcuna irregolarità né alcun tentativo da parte delle major di operare in combutta con Apple con l’intento di tagliare fuori dal mercato la concorrenza e le relative offerte gratuite.
L’Europa, però, non rinuncerà ad approfondire le proprie analisi, tenendo sotto osservazione il mercato: in particolare, le fonti di Recode riferiscono che le autorità del Vecchio Continente stiano analizzando le politiche di App Store , con cui Cupertino si accaparra il 30 per cento dei guadagni sulle transazioni per gli abbonamenti ad applicazioni come Spotify e impedisca di pubblicizzare altri canali di vendita, pratiche già oggetto di indagine da parte della Federal Trade Commission statunitense.
Gaia Bottà