Sei mesi sono bastati per conquistare dieci milioni di utenti: il ritardo accumulato da Apple nel lanciare il proprio servizio di streaming musicale non sembra rivelarsi un handicap in un momento di costante crescita del settore.
A suggerire il taglio del traguardo per la piattaforma di Cupertino sono le fonti consultate dal Financial Times , che Apple ha scelto di non confermare né smentire. Apple Music, lanciato alla fine di giugno 2015, nel mese di ottobre, al termine dei tre mesi di prova gratuita per gli utenti della prima ora, contava 6,5 milioni di abbonati paganti, mentre 8,5 milioni stavano ancora fruendo dell’offerta di prova. Complice il dibattuto meccanismo di rinnovo automatico e la stretta integrazione con l’ecosistema Apple, con l’ affiancamento dell’applicazione dedicata ad Android e la propensione natalizia degli utenti a sottoscrivere servizi incentivati da proposte attese come il catalogo dei Beatles, finalmente disponibile su numerose piattaforme di streaming, Apple Music, in sei mesi, ha coinvolto un numero di utenti pari alla metà degli abbonati che Spotify vantava nel giugno scorso.
Ma la crescita vertiginosa dell’interesse degli utenti non sembra premiare solo Cupertino: il 2015, come ampiamente documentato di mese in mese dall’industria di settore, si è dimostrato un anno particolarmente felice per lo streaming musicale. A confermarlo, i numeri statunitensi elaborati dal report di fine anno di Nielsen , con i consumatori pronti a virare su questa modalità di fruizione della musica digitale, anche se ancora con qualche ritrosia in merito al valore dell’abbonamento rispetto al servizio offerto.
A godere della crescita, e a confidare nel futuro, c’è anche Spotify: pur non fornendo numeri precisi, ha reso noto che il secondo semestre del 2015 è stato il suo periodo di massima crescita. Nella prima metà del 2015 la piattaforma ha accolto 5 milioni di nuovi abbonati, e si stima che ora gli utenti paganti si contino tra i 25 e i 30 milioni.
Gaia Bottà