Quando Jobs fece il suo rientro in Apple , quasi dieci anni or sono, non si limitò a tagliare i rami secchi dell’azienda e a semplificare la sua linea di prodotti: tra gli obiettivi prioritari della rinascita, il nuovo CEO indicò la necessità di presentare un nuovo prodotto ogni tre mesi . Lo scopo di Jobs era quello di mantenere sempre alto l’interesse di utenti e media, ma anche di fornire ai propri dipendenti maggiori stimoli, incoraggiandoli a proporre idee sempre nuove.
Tra le tappe fondamentali di questa marcia forzata possiamo citare l’iMac e l’iBook, MacOS 9 e Mac OS X; il passaggio al processore PowerPC (PPC) G4 e poi al G5; la realizzazione di macchine fortunate come il PowerBook Titanium, o sfortunate come il bello ma costoso Cube; gli Xserve, l’iPod e l’iTunes Music Store; le applicazioni professionali per il video e quelle consumer di iLife ecc. ecc. Ovviamente un “nuovo prodotto” poteva anche essere l’update di un prodotto già esistente opportunamente migliorato: display migliori sui portatili, processori dual-core nelle macchine professionali, nuove funzionalità software.
Rispettare questa scadenza trimestrale non è mai stato un grosso problema per la rediviva Apple, e seguendo i ritmi di sviluppo del processore PPC (negli ultimi tempi molto lenti, per non dire quasi fermi), Apple aggiornava le diverse categorie dei propri computer circa ogni 6 mesi, ed almeno una volta all’anno introduceva un aggiornamento sostanziale.
Il passaggio ad Intel ha necessariamente modificato questa abitudine . Con i processori PPC Apple faceva caso a sé, ma ora è costretta a confrontarsi direttamente sul piano hardware con tutti i concorrenti, e deve seguire i ritmi di sviluppo dei processori Intel: non può permettersi di posticipare gli aggiornamenti dei propri computer, e nei limiti del possibile deve adottare ogni nuovo processore nelle proprie macchine.
In poco più di sei mesi Apple ha completato una transizione che molti giudicavano problematica, e molte macchine sono già state aggiornate con i nuovi processori. Inoltre, diversamente dal passato, alcuni dei nuovi Mactel hanno il processore montato su zoccolo , e questo consente agli utenti (ma anche alla stessa Apple) di aggiornare facilmente i propri computer.
Qualcosa è cambiato nelle abitudini di Apple, ma qualcosa è cambiato anche nel mercato : i dati dell’ultimo trimestre fiscale hanno fatto segnare l’ennesimo incremento di fatturato, ma soprattutto un forte aumento di CPU vendute (parliamo di cifre intorno al 30%) che ha consentito ad Apple di passare in soli sei mesi da una percentuale di mercato del 2,1% ad una quota pari al 2,8% (6% se ci riferiamo al solo mercato americano).
Certo si tratta sempre di cifre molto piccole rispetto allo strapotere di Windows, ma il trend di crescita è molto elevato, soprattutto considerando il fatto che negli anni precedenti la percentuale di diffusione era rimasta pressoché identica, nonostante le ottime performance finanziarie, con una lieve flessione nei mesi di attesa dei Mactel. Sarà molto difficile ripetere simili risultati, ma se questo trend dovesse mantenersi per un paio d’anni, Apple potrebbe arrivare ad una quota di mercato considerevolmente più alta dell’attuale , una quota che con tutta probabilità non sarebbe in grado di mantenere da sola, come unica produttrice dell’hardware per Mac OS X.
Difficile dire se questi risultati siano la diretta conseguenza dell’effetto “traino” che, grazie al binomio iPod/iTunes, ha consentito ad Apple di essere maggiormente conosciuta ed apprezzata, oppure se le nuove macchine con processori Intel hanno una maggiore attrattiva sul pubblico. Quello che è certo è che il mercato ha apprezzato le ultime mosse di Apple , tant’è che in pochi mesi il titolo in borsa ha quasi raddoppiato il proprio valore passando dai 52 dollari di metà luglio ai 91 dollari della scorsa settimana. A onor del vero, va anche detto che il valore era sceso a 52 dollari dopo che ad inizio anno aveva superato gli 80, ma quelli sono stati per Apple i mesi più duri della transizione, quelli in cui l’uscita delle prime macchine Intel rallentava le vendite nell’attesa dei nuovi modelli e dei “riscontri sul campo”.
Sicuramente un buon contributo alle sue performance finanziarie arriva anche dalle insistenti indiscrezioni che danno ormai per scontata l’uscita del fantomatico iPhone di cui si è tanto vociferato in passato, tra continui susseguirsi di annunci (mai ufficiali) e smentite. Altro prodotto oggetto di indiscrezioni, e dato quasi per scontato, è l’ iPod wide-screen .
Secondo gli analisti, iPhone è un prodotto che potrebbe soddisfare quella non trascurabile fetta di utenti che desiderano un dispositivo capace di sposare il design e le funzionalità di iPod con quelle di un classico videofonino. L’iPod a tutto schermo sarebbe invece un prodotto più di nicchia, ma per certi versi indispensabile sia per contrastare l’ingresso sul mercato di nuovi concorrenti ( Microsoft Zune in testa), sia per fornire un adeguato supporto al servizio di vendita di film. Servizio, quest’ultimo, inaugurato qualche mese fa attraverso l’iTunes Store, e che verrà supportato da Apple anche con l’imminente uscita di iTV . Resta inoltre sempre valido il discorso di proporre al pubblico dei prodotti sempre nuovi, e le possibili evoluzioni dell’iPod attuale passano quasi obbligatoriamente attraverso queste due possibilità.
In ogni caso ci aspetta un periodo denso di novità su molti fronti, dai possibili (quasi probabili) nuovi iPod ad iTV passando per l’uscita di Leopard , la nuova versione di Mac OS X che si pone in diretta concorrenza con il nuovo Windows Vista. Maggiori novità saranno sicuramente svelate durante l’Apple Expo di San Francisco che, come di consueto, inaugurerà il nuovo anno.
Domenico Galimberti
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