Una curiosa questione legale tra Apple ed i suoi dipendenti inizia a veder scorrere i titoli di coda: una vertenza lunga 8 anni, di piccola entità ma di simbolico significato, sta per risolversi con Apple che mette sul piatto una cifra e la controparte che sembra ben disposta ad accettare.
Il caso è relativo ai dipendenti (circa 12 mila) che, prima di uscire dal proprio ufficio, ricevevano controlli nelle borse e sugli smartphone per evitare che fossero trafugate informazioni importanti relative all’attività delle aziende. Pochi minuti, ripetuti più volte, su migliaia di dipendenti. Secondo quanto emerso, Apple ai tempi non avrebbe pagato ai dipendenti questa pausa forzata, considerandola al di fuori dell’orario di lavoro. Al contrario, i dipendenti contestavano il fatto di dover restare in attesa dell’espletamento dei controlli e quindi di aver diritto al pagamento correlato.
Anni di tira e molla si stanno per risolvere in un accordo da 30 milioni di dollari, qualcosa come 1200 dollari per dipendente interessato. Secondo quanto emerso, in sede dibattimentale Apple avrebbe spiegato che i dipendenti potevano tranquillamente evitare i controlli lasciando i propri smartphone a casa; le controdeduzioni hanno però attinto direttamente dalle parole di Tim Cook, che in più occasioni ha definito l’iPhone uno strumento integrato nella vita degli utenti, da avere quindi sempre appresso.
Il caso si chiude quindi con una stretta di mano: i segreti che dovevano sfuggire ormai sono storia e i controlli Apple sono oggi probabilmente più organizzati rispetto a quando il gruppo dovette agire d’urgenza per frenare i continui leak che rischiavano di minare il segreto delle lavorazioni in corso e dell’andamento delle vendite negli Apple Store.