Negli Stati Uniti, sulla falsariga di quanto già verificatosi in Europa settimane addietro, gli studi legali Hagens Berman e Sperling & Slater hanno avanzato una class action sostenendo che Apple sta guadagnando almeno 1 miliardo di dollari all’anno grazie all’adozione di pratiche lesive della concorrenza relativamente ad Apple Pay.
Apple Pay: class action per pratiche lesive della concorrenza
Andando più in dettaglio, a venire contestata è la scelta, adottata dal gruppo di Cupertino, di impedire alla concorrenza l’accesso alla tecnologia NFC integrata negli iPhone e adottata per i pagamenti. L’unica opzione disponibile per il “melafonino” è Apple Pay, appunto, e così facendo l’azienda della “mela morsicata” riesce ad assicurarsi che le emittenti delle carte paghino una commissione dello 0,15% per le carte di credito e di mezzo centesimo per quelle di debito.
Su Android, invece, sono disponibili diversi portafogli, non solo Google Pay, e nonostante le funzioni e le finalità siano praticamente le stesse la possibilità di scegliere permette alle emittente delle carte di non pagare commissioni.
Riportiamo di seguito, in forma tradotta, quanto affermato da Steve Berman, co-fondatore e socio amministratore di Hagens Berman.
Quando si confrontano le funzionalità di Apple Pay con i portafogli mobili disponibili su dispositivi Android stai essenzialmente tenendo in mano uno specchio; sono essenzialmente identici. Eppure, lo stesso servizio su Android per cui gli emittenti di carte non pagano assolutamente nulla costa loro un miliardo di dollari complessivi all’anno tramite Apple Pay.
Secondo i querelanti, dunque, Apple non sarebbe in grado di sostenere le sue commissioni sul suo servizio di pagamento se dovesse affrontare la concorrenza sui propri dispositivi.