Apple pubblica un paper sulla AI

Apple pubblica un paper sulla AI

C'è una prima volta per tutto, anche per una Cupertino che decide di togliere il velo alla sua ricerca avanzata. Si parla di reti neurali e di addestramento
C'è una prima volta per tutto, anche per una Cupertino che decide di togliere il velo alla sua ricerca avanzata. Si parla di reti neurali e di addestramento

Milano – Non ci sono più le Apple di una volta: rompendo una tradizione ormai radicata, l’azienda di Cupertino ha varato un nuovo corso per i suoi tecnici e scienziati impegnati in ricerca e sviluppo in materia di intelligenza artificiale, consentendo la pubblicazione di un documento che attesta i progressi nell’addestramento di AI con immagini create al computer e immagini catturate nel mondo reale. Il frutto di un’acquisizione avvenuta mesi addietro, e un passo importante per Apple : con l’apertura alla pubblicazione può sperare di attirare un maggior numero di esperti nel suo campus.

Sul piano tecnico, il paper pubblicato riguarda essenzialmente le modalità di addestramento e di affinamento delle capacità di una intelligenza artificiale tramite un modello di apprendimento misto digitale-analogico. In questo caso si pone l’accento tra le differenze che si ottengono in pratica nel fornire alla AI immagini completamente digitali, ovvero realizzate da un computer e correttamente annotate tramite metadati, e immagini tratte dal mondo reale che molto spesso sono dati grezzi privi di struttura e di commenti. Il primo metodo è il più efficiente sul lato del tempo impiegato ma il risultato, spiegano i ricercatori, può essere insoddisfacente in termini di capacità finali della AI.

Viceversa , se si propina alla macchina unicamente immagini reali occorre impiegare molto tempo per commentarle e arricchirle di metadati affinché siano comprensibili al computer: un lavoro dispendioso in termini di ore e di dollari o euro spesi per pagare il personale umano addetto. La soluzione proposta consiste nell’abbinare i due metodi: due reti neurali concorrenti analizzano un database formato da immagini digitali e immagini reali, operando un progressivo addestramento nell’individuare, riconoscere e identificare i soggetti ritratti e combinando i dati e i metadati digitali con la ricchezza di informazioni ottenibili dal mondo reale . Il risultato , stando al documento pubblicato, è al limite delle competenze e delle capacità attuali in materia di intelligenza artificiale.

Tra i firmatari di questa ricerca ci sono i fondatori di un’azienda acquisita da Apple all’inizio del 2016 , Emotient, che lavora (lavorava?) principalmente sull’utilizzo dell’AI per riconoscere le espressioni e le emozioni di un interlocutore umano. Più che il valore della ricerca in sè, quel che è significativo è l’apertura di Apple in questo settore : è la prima volta che viene consentito di pubblicare i risultati di un lavoro che solitamente avviene nel più stretto riserbo nei laboratori della Mela, ed è una sorta di nuovo indirizzo impartito dai vertici dell’azienda per rendere più presente e collaborativa la figura di Apple nel settore.

Una Apple che partecipa ai simposi e pubblica ricerche in pubblico dominio è un ambiente di lavoro più appetibile per le migliori menti del settore: a Cupertino non hanno certo problemi di budget per quanto riguarda la ricerca pura in questo ambito, semmai quello che potrebbe frenare il reclutamento è proprio l’impossibilità di mostrare al mondo i risultati degli sforzi dei ricercatori e dunque mancare del riconoscimento dei colleghi per i propri risultati. Inoltre , così facendo Apple permette ai suoi stessi dipendenti di sviluppare relazioni virtuose con i colleghi di altre aziende e istituti pubblici o privati , e di accellerare anche lo sviluppo delle tecnologie proprietarie che poi finiranno dentro Siri e altri prodotti marchiati Apple.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
27 dic 2016
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