Ad ogni appuntamento con la trimestrale di Apple c’è sempre un motivo di discussione, che sia per valutare l’andamento di un nuovo prodotto, o più semplicemente per la curiosità di vedere se è in arrivo l’ennesimo record o se, dopo oltre un decennio di crescita continua, è giunto il momento di una piccola pausa. Inoltre, i risultati del trimestre natalizio sono quelli che offrono qualche spunto di riflessione in più: da un lato perché le vendite sono spinte verso l’alto per via dei regali, dall’altro perché (seppur per Apple si tratti ufficialmente del primo trimestre fiscale del 2016) segnano la chiusura dell’anno appena concluso e danno le direttive per quello appena iniziato.
Nello specifico di Apple, il 2015 si è chiuso sotto i timori dell’inizio di un calo, un rallentamento nella crescita delle vendite di iPhone che (secondo alcuni analisti) avrebbe ripercussioni in tutto il 2016, tanto da inaugurare il primo anno di calo di Apple. Sulla scia di queste voci, complice una situazione economica che in questo inizio anno non è delle più facili, il titolo AAPL ha vissuto un calo consistente . Ma davvero la situazione è così preoccupante per Cupertino?
Veniamo ai dati ufficiali, partendo da quanto annunciato lo scorso trimestre : Apple aveva previsto di raccogliere tra i 75,5 e i 77,5 miliardi di dollari, numeri che avrebbero spinto Apple anche verso nuovi record di fatturato. I dati nelle scorse ore confermano quanto previsto: con 75,9 miliardi di dollari di fatturato , Apple fa segnare l’ennesimo record, anche se stavolta l’incremento rispetto all’anno precedente è solo del 2 per cento (valore spinto verso il basso anche dalle fluttuazioni del cambio). Il record si riflette anche sul profitto, con 18,4 miliardi di dollari (pari a 3.28 dollari per azione diluita) e con un margine lordo di poco superiore al 40 per cento. Il Consiglio di Amministrazione di Apple ha altresì deliberato un dividendo cash di 0,52 dollari per azione, pagabile l’11 febbraio 2016 agli azionisti registrati alla chiusura delle attività l’8 febbraio 2016.
Come spesso accade, non è tutto oro quel che luccica: Apple ha cercato di differenziare la propria produzione con un nuovo portatile ultraleggero (il MacBook 12″) un nuovo iPad maggiorato (l’iPad Pro da 13 pollici, con tanto di Pencil e cover-tastiera), uno smartwatch , una nuova Apple TV , e un servizio di streaming musicale disponibile anche per Android. Nonostante tutte queste novità, iPhone rimane saldamente al comando della quota di fatturato, pari al 68 per cento, ed è questo uno dei motivi che causano forti scossoni in borsa quando arrivano voci incontrollate su possibili rallentamenti nelle vendite del Melafonino.
In realtà iPhone ha segnato sostanzialmente lo stesso numero di vendite dell’anno precedente (74,8 milioni di unità contro i 74,5 del 2014) e, se l’ iPad conferma il suo trend decrescente vendendo 16 milioni di unità rispetto alle 21 del 2014, i Mac non se la passano benissimo, registrando anch’essi un lieve calo del 4 per cento.
Da dove viene quindi l’ennesimo record di Apple? Dalle voci “Servizi” e “Altri Prodotti”. I Servizi , che includono Apple Music e l’App Store, crescono del 26 per cento, superando la quota di 6 miliardi di dollari (circa l’8 per cento del fatturato totale). Gli Altri Prodotti si fermano a 4,4 miliardi, ma registrano una crescita del 62 per cento: in questa voce sono inclusi gli ultimi arrivati, come la nuova Apple TV e l’Apple Watch (prodotti dei quali non sono noti ulteriori dettagli sui numeri di vendita).
Per il trimestre in corso è stato stimato un fatturato compreso tra i 50 e i 53 miliardi di dollari , ed è questo l’unico dato preoccupante, tanto che (nell’ora in cui scriviamo) le reazioni dell’after hours di Wall Steet vedono perdite del titolo AAPL intorno al 2 per cento. Nel 2015 Apple aveva segnato 58 miliardi di fatturato e, se le previsioni venissero confermate, si tradurrebbero in un calo intorno al 10 per cento, il primo calo di Apple da dieci anni o più a questa parte, un calo che avverrebbe dopo l’ennesimo record di risultati che stiamo commentando.
Certo, crescere all’infinito sarebbe stato impossibile, quindi non resta che seguire lo svolgersi degli eventi segnalando che, ancora una volta, il mercato maggiormente in crescita è quello cinese (e la cosa, visti i numeri di questo mercato, lascia comunque aperte delle buone prospettive future).
Domenico Galimberti
blog puce72
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