“We still have a lot to cover”: con questa frase Apple annunciava ai giornalisti il nuovo evento che si è svolto nella mattina di ieri a San Francisco. Prevedere quali sarebbero stati gli annunci della serata era abbastanza semplice: un nuovo iPad e un iPad mini Retina, ma Apple ha sorpreso un po’ tutti presentando molto più di questo. In un evento come non se ne vedevano da diverso tempo, Tim Cook ha chiamato sul palco tutti i protagonisti dell’era post-Jobs, che hanno spiegato tanto ai giornalisti accorsi allo Yerba Buena, quanto a tutti gli utenti che hanno seguito l’evento in streaming, tutte le novità che andiamo ad elencare.
Lo slogan dell’annuncio sembrava preannunciare l’arrivo di nuovi iPad con nuove cover, e null’altro. Ma nei giorni seguenti (nonostante io stesso abbia sempre ritenuto improbabile che Apple potesse mischiare due argomenti tanto diversi in un unico evento specifico) la tempistica di rilascio della Golden Master di Mavericks lasciava presagire che poteva esserci dell’altro, sensazione confortata anche della programmazione della diretta via streaming: e così, prima di arrivare ai nuovi iPad, siamo passati attraverso la presentazione di OS X 10.9, i nuovi MacBook Pro Retina, il nuovo Mac Pro, e le nuove versioni di iLife e iWork.
Si inizia da Mavericks
È stato Craig Federighi a mostrare al pubblico la nuova release di OS X, Mavericks , spiegando nel dettaglio le novità funzionali e le nuove applicazioni presenti nel sistema. Fare un elenco sterile delle novità sarebbe tanto inutile quanto prolisso: chi vuole approfondire può trovare sul sito Apple sia la documentazione che spiega nel dettaglio le nuove tecnlogie integrate nel sistema, sia un elenco più “amichevole” delle novità che maggiormente accompagneranno l’utente nel suo lavoro quotidiano sul Mac.
Qualcosa però la possiamo sicuramente raccontare: tra le novità che troviamo sotto il cofano, Mavericks include diverse tecnologie per incrementare autonomia e prestazioni delle macchine, come la compressione della memoria, il Timer Coalescing (cioé la sincronizzazione, a scapito di un po’ di precisione, dei timer di servizi, processi e applicazioni) e App Nap (cioé la riduzione delle priorità delle applicazioni che rimangono nascoste, in modo tale che consumino meno risorse). Tra le novità più appariscenti, oltre alle immancabili migliorie di notifiche e condivisioni, spiccano senz’ombra di dubbio Mappe e, finalmente, iBooks .
Con iBooks si potranno leggere anche sul Mac i libri acquistati sull’iBook Store di Apple, cosa che fino a ieri richiedeva l’utilizzo di un dispositivo iOS; probabilmente si tratta di una mossa per rinvigorire il mercato dei libri di Apple (mercato che sicuramente non è agli stessi livelli di quello che Apple è riuscita a fare con musica e App), ma in ogni caso è una funzione che molti aspettavano.
Da sottolineare, infine, che Mavericks potenzia l’utilizzo dei tag e spinge gli utenti ad utilizzare questo sistema per classificare i propri files, un concetto che supera la canonica divisione in cartelle e cerca di portare a livello di sistema quanto già visto, per esempio, per la libreria di iPhoto. Ma la sorpresa forse più inattesa di Mavericks, è che si tratterà di un aggiornamento gratuito: chiunque abbia Mountain Lion può installare gratuitamente anche Mavericks e può farlo da subito, perché Mavericks è già disponibile. È il turno dei Mac
Dopo OS X è stata la volta di Phil Shiller che ha presentato i nuovi MacBook Pro Retina . Diciamo da subito che, con questo aggiornamento, Apple elimina quasi totalmente i MacBook Pro con schermo “normale”. A listino rimane solo un modello da 13, modello che (visto anche il taglio dei prezzi del Retina) diventa interessante solo per chi cerca ancora il Superdrive integrato o ha bisogno di grandi capacità di archiviazioni su disco fisso tradizionale.
I nuovi MacBook Pro Retina montano processori di nuova generazione (Intel Core i5 o i7 a seconda dei modelli e della configuraizone) e la nuova grafica integrata Intel Iris, che offre prestazioni sensibilmente superiori (fino al 90 percento in più, dice Schiller) rispetto al modello precedente: sul modello da 15 è invece presente la grafica integrata Intel Iris Pro e in aggiunta, sul modello più carrozzato, la NVIDIA GeForce GT750M con 2GB di memoria GDDR5. Le novità non si fermano qui, visto che parliamo di autonomia migliorata (fino a 9 ore per il modello da 13), di Thunderbolt 2, WiFi 802.11ac e archiviazione SSD su PCIe (il che contribuisce ad incrementare le prestazioni ).
Schiller ci tiene anche a sottolineare il basso impatto ambientale delle nuove macchine, ed evidenzia il taglio di prezzi che portano i MacBook Pro Retina a 1.329 Euro per il modello da 13 pollici, e 2.029 Euro per il modello da 15 (disponibilità immediata per entrambi i modelli).
Continuando sull’hardware è stata poi la volta del tanto atteso Mac Pro , macchina che sarà disponibile solo a dicembre ma che nell’occasione è stata descritta in tutti i suoi dettagli, prezzo compreso: diciamo subito che non si tratta di una macchina per tutti, visto che partiamo da 3.049 Euro, prezzo al quale vanno aggiunti eventuali dispositivi di espansione esterne attravero Thunderbolt, visto che di spazio interno ce n’è poco. A tal proposito ricordiamo che il nuovo Mac Pro è dotato di sei porte Thunderbolt 2, ognuna con un’ampiezza di banda di 20Gbps, ognuna con la possibilità di collegare fino a sei periferiche.
Anche le altre specifiche della macchina sono davvero notevoli , basti dire che grazie alla doppia GPU AMD FirePro (D300 o D500, a seconda del modello) si possono pilotare tre display a risoluzione 4K o sei display Thunderbolt. La memoria è ECC DDR3 a 1866MHz (da 12GB o 16GB a seconda del modello, espandibile fino a 32GB sul modello più costoso), i processori sono Xeon E5 con 10MB o 12MB di cache L3 (fino a 12 core) e l’archiviazione SSD è basata su PCIe, assicurando velocità in lettura fino 1,2GBps (1GBps in scrittura).
Le testimonianze di chi ha già avuto modo di provarlo raccontano di performance di altissimo livello, come l’elaborazione in tempo reale (e a risoluzione intera) di video 4K. È ancora presto per dire se è davvero questa la via dei desktop professionali, però Apple ci crede al tal punto da aver realizzato una fabbrica ad-hoc negli USA: i Mac Pro sono progettati ed assemblati completamente negli States, come mostrato in un video proprio nel corso dell’evento. Anche in questo caso vengono sottolineate le soluzione a basso impatto ambientale, nonché i consumi ridottissimi e la bassa rumorosità (apprezzata anche in ambienti musicali).
Come elemento di chiusura del mondo Mac, nonché anello di congiunzione verso le novità del mondo iPad, sul palco arriva Eddy Cue a parlare di iWork e iLife . Se l’ultima versione di iLife era relativamente recente (iLifè11, presentata nell’ottobre del 2010), per iWork bisogna andare indietro nel tempo fino al gennaio del 2009. Le demo mostrate sul palco hanno evidenziato i miglioramenti di entrambe le suite: per iLife le migliorie più significative riguardano iMovie (che guadagna la funzione “Theater” per la condivisione) e soprattutto Garageband, che ora consente di elaborare un numero molto più elevato di tracce (fino a 32 tracce sui dispositivi iOS con processore A7); oltre a questo Garageband introduce la funzione del batterista virtuale (Drummer) che crea automaticamente la base ritmica su una qualsiasi traccia creata o registrata precedentemente, offrendo la possibilità di personalizzarla in base a diversi generi e caratterizzazioni.
I miglioramenti più vistosi rigurdano però iWork: le applicazioni, debitamente rivisitate anche dal punto di vista dell’interfaccia, diventano fondamentalmente identiche su iOS, su Mac e in iCloud , quindi anche su qualsiasi PC attraverso il browser. Si tratta di un attacco diretto a Office 365 (menzionato anche nel corso dell’evento) visto che il servizio di Microsoft costa 99 dollari all’anno, mentre Apple offre gratuitamente le proprie applicazioni Web; tutti i documenti sono sincronizzati in base al proprio account, ed è possibile condividerli anche con altre persone per lavorare in tempo reale in modo collaborativo sullo stesso documento. La versione Web di iWork (che include Pages, Numbers e Keynote) è dichiarata ancora in beta, mentre entrambe le suite di iWork e iLife sono gratuite per ogni nuovo Mac o dispositivi iOS; Garageband diventa invece gratuito per tutti gli utenti di Mavericks e iOS7. E infine iPad
Arriviamo, infine agli iPad. Il nuovo iPad monta lo stesso processore A7 dell’iPhone 5S e relativo coprocessore M7 per raccogliere i dati di movimento. Esteticamente parlando, il nuovo iPad è immediatamente riconoscibile rispetto al precedente grazie alla nuova linea ereditata dall’iPad mini, e per sottolineare il design più sottile e leggero, anche il nome è stato scelto in modo adeguato: iPad Air.
Contrariamente alle aspettative i colori sono solo “Grigio siderale” e “Argento”, nessun colore “Oro” e nessun Touch ID. Lo spessore scende a 7,5 millimetri, la larghezza a 169,5 e il peso ben sotto i 500 grammi (469 per il modello WiFi e 478 per quello Cellular), ma nonostante questa rivisitazione estetica, che sicuramente aiuterà ad attirare quei clienti che ritenevano troppo grosso un tablet da 10 pollici, l’autonomia rimane identica ovvero fino a 10 ore di navigazione in WiFi, riproduzione video o riproduzione audio. Il prezzo scende leggermente rispetto a prima: si parte dai 479 Euro del modello WiFi da 16GB, fino agli 869 Euro del modello più costoso da 128GB con connessione dati tramite rete cellulare (con il supporto per le reti ad alta velocità di tutto il mondo).
Quello che non quadra in questo contesto è il fatto che a listino, insieme al nuovo iPad Air, non rimane il modello precedente venduto col canonico ribasso di 100 Euro, bensì l’iPad 2 da 16GB: considerando che Phil Shiller aveva appena mostrato quanto fossero incrementate le prestazoni dell’iPad dalla sua nascita (addirittura 72 volte per quanto rigurda la grafica) non si capisce perché un utente dovrebbe comprare un modello di 3 generazioni precedenti, che probabilmente non verrà supportato dalla prossima versione di iOS, spendendo solo 100 Euro in meno rispetto al nuovo.
A mio avviso le novità più interessanti arrivano però dal nuovo iPad mini Retina . Chi ricorda la mia recensione del modello precedente, ricorderà anche che l’unico difetto da me riscontrato sull’iPad mini era proprio il display, che al di là della mancanza della definizione Retina (che un anno fa non era proponibile con una tale densità su una dimensione di 8 pollici) a mio avviso non era all’altezza del prodotto. Il nuovo iPad mini colma pienamente quella carenza: raggiungendo la risoluzione del fratello maggiore (cioé 2048×1536 pixel) e una densità di 326 ppi, esattamente come l’iPhone e più dei 264 ppi del modello da 10 pollici.
Se questo non bastasse, possiamo aggiungere il fatto che anche l’iPad mini Retina monta il processore A7, contrariamente al modello passato che montava un processore di una generazione precedente rispetto all’iPad più grande. Tutta questa potenza ha un prezzo: iPad mini Retina non costa 329 Euro, ma si spinge fino a 389 Euro, praticamente lo stesso prezzo dell’iPad 2 rimasto a listino, che quindi ha ancora meno ragione d’essere visto che allo stesso prezzo ci si può portare a casa un iPad più piccolo ma sensibilmente più prestante e destinato a ricevere maggiore supporto negli anni a venire. Questo aumento di prezzo ha fatto sì che anche il modello precedente non subisse il canonico ribasso di 100 Euro che l’avrebbe portato a fare una concorrenza diretta con tutti quei tablet che si affollano in un altra fascia di prezzo (quella sotto i 250 Euro) ma lo pone ad un prezzo che non convince pienamenete: 289 Euro.
L’iPad Air sarà disponibile in tutto il mondo a partire dal primo novembre, mentre il nuovo iPad mini Retina è atteso più in là nello stesso mese. In borsa il titolo AAPL non ha subito particolari scossoni a seguito dell’evento: un leggero calo del 0,29 percento ampliamente compensato dal mercato After Hours, nonché dagli aumenti dei giorni scorsi che ne avevano portato il valore intorno ai 520 dollari per azione. I nuovi prodotti Apple saranno sicuramente tra i più acquistati (nel loro genere) durante il periodo natalizio, e la nuova strategia di offrire gratuitamente software e sistema operativo servirà a dare un po’ di spint anche al mercato dei Mac.
Domenico Galimberti
blog puce72
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