Roma – Buona parte degli utenti Apple, nonché molti potenziali nuovi acquirenti, si stanno chiedendo se i nuovi Macintel (ovvero i Macintosh basati sui chip Core Duo di Intel) siano realmente così veloci come proclamato da Apple. Una domanda a cui ne segue immediatamente un’altra: l’iMac G5, rimasto in vendita allo stesso prezzo, è ancora una macchina conveniente?
I primi test realizzati sull’iMac-Intel dimostrano che, come al solito, la verità sta nel mezzo. Con software già compilato in Universal Binary (tra cui tutte le applicazioni di iLife) il nuovo iMac è mediamente più veloce del 20% rispetto al “vecchio” iMac G5. Le differenze di prestazioni sono molto altalenanti in base al tipo di lavoro, e non poteva essere altrimenti visto che i processori sono molto differenti. In alcuni casi le prestazioni sono praticamente identiche, se non leggermente migliori per l’iMac G5, mentre in altre situazioni si arriva a punte di miglioramento dell’80% e oltre, fino al tanto decantato raddoppio di prestazioni. Sulle performance dei Macintel si veda anche il recente approfondimento: I Mactel sono davvero più veloci? .
Sicuramente, al di là della compilazione in Universal Binary, molto lavoro andrà fatto anche a livello di ottimizzazione del codice (in particolare per tutto ciò che precedentemente era ottimizzato per Altivec ), ma bisogna sottolineare che dove viene chiamato in causa Core Image , il guadagno di prestazioni viene realizzato anche grazie alla migliore scheda grafica presente nel nuovo iMac-Intel.
Le note dolenti però arrivano quando viene chiamato in causa Rosetta . Il traduttore dinamico di codice esegue un buon lavoro, ma si tratta pur sempre di un livello di emulazione, e in questo caso le prestazioni calano del 50% o più. Nei prossimi mesi ci sarà certamente più software in Universal Binary e codice ottimizzato per x86, ma questi risultati dovrebbero tranquillizzare quegli utenti già in possesso di un iMac G5 che pensavano di ritrovarsi tra le mani una macchina già vecchia.
Alla luce di questi test, viene da chiedersi come mai Apple non abbia preferito realizzare un iMac con un G5 dual-core, processore che già equipaggia i più potenti PowerMac e che probabilmente avrebbe permesso di realizzare un iMac più prestante sia del precedente, che del nuovo iMac-Intel. Forse un iMac con G5 a doppio nucleo avrebbe avuto problemi di dissipazione del calore, ma le motivazioni del passaggio anticipato ad Intel sono da ricercarsi anche in questioni di carattere commerciale: era infatti praticamente necessario proporre macchine nuove.
Il mercato richiedeva al più presto i Macintel, e l’iMac, a livello di immagine, era il miglior candidato per dare inizio allo switch. Questa decisione dev’essere maturata diverso tempo fa, visto che già l’ultima revisione dell’iMac, quella che ha introdotto la videocamera iSight, ha portato alcuni cambiamenti nella disposizione interna dei vari componenti, che ritroviamo identici anche nel nuovo iMac Intel: una volta aperte, processore a parte, le due macchine sembrano perfettamente gemelle, a conferma del lavoro preparatorio eseguito a Cupertino per ottimizzare la transizione.
Per quanto riguarda il MacBook, è un po’ presto per dare giudizi in merito: i primi modelli saranno infatti in consegna per un non meglio precisato periodo di febbraio. Partendo però dalle osservazioni fatte per l’iMac, e considerando il fatto che l’architettura del portatile ha sicuramente subito un cambiamento molto più drastico, possiamo immaginare che le applicazioni native riescano effettivamente a girare molto più velocemente di quanto non accade su un G4 (mediamente dalle due alle due volte e mezzo), mentre Rosetta dovrebbe riuscire a fornire prestazioni paragonabili a quelle di un PowerBook.
Al di là dei problemi iniziali legati alla mancanza di determinati software, il MacBook dovrebbe rappresentare quindi una soluzione decisamente migliore rispetto agli attuali portatili: alcuni software non possono essere emulati da Rosetta, ma i software professionali di Apple arriveranno nelle prossime settimane, o comunque entro la fine di marzo. In occasione del NAMM music show che si è tenuto di recente ad Anaheim, in California, Apple ha presentato la nuova versione di Logic, la prima applicazione professionale Apple che sarà disponibile in versione Universal Binary già dal prossimo mese.
In definitiva, i processori di Intel sembrano essere decisamente vantaggiosi nel campo dei portatili, dove Apple era rimasta forzatamente ancorata agli ormai vecchi G4, mentre sui computer desktop, dove vanno a sostituire i G5, i benefici sono al momento più ridotti. Ciò non toglie che Apple può ora contare sulla capacità di Intel di evolvere i propri chip in modo costante nel tempo, seguendo i ritmi del mercato: alla lunga questo risulterà il miglior vantaggio possibile, sia per Apple che per gli utenti.
Altra perplessità sui nuovi processori Intel riguarda il numero di bug che affliggono il processore: in poco tempo ne sono già stati scovati 34 , di cui alcuni giudicati di entità tale da poter provocare crash di sistema (per almeno uno di questi, Intel ha già previsto una modifica al progetto del chip). La presenza di questo tipo di errori è comune a tutti i processori, ma quel che lascia perplessi in questo caso specifico è il poco tempo in cui sono si sono palesati: per avere un termine di paragone, il Pentium 4 conta a tutt’oggi 65 errori, emersi però in un lasso di tempo di anni. Sarà interessante vedere il comportamento dei diversi sistemi operativi con lo stesso processore, anche in relazione a questi errori.
Parlando sempre di transizioni, viene da chiedersi cosa sarebbe successo se all’epoca del pensionamento dell’architettura 68k Apple, invece di stipulare un accordo con Motorola e IBM per lo sviluppo dei PowerPC, avesse adottato i processori SPARC di Sun.
Di questa possibilità, che pare sia stata ad un passo dall’avverarsi , si è avuta notizia solo in questi ultimi giorni: non era un mistero invece l’interessamento di Sun verso il Mac, tanto che durante gli anni neri della società di Cupertino, periodo in cui le azioni AAPL erano ai loro minimi storici, Sun aveva persino preso in considerazione l’acquisto di Apple Computers. Impossibile immaginare cosa sarebbe successo in tal caso: forse il Mac non sarebbe più esistito, oppure si sarebbe potuto diffondere molto di più, ma certamente sarebbe stato totalmente diverso da come lo conosciamo oggi.
Tralasciando le ormai sterili speculazioni sul tempo che fu, e tornando invece alla situazione attuale, ci sono almeno altre due domande ricorrenti legate alla migrazione di Apple verso i processori Intel: se sia possibile installare Mac OS X su altri computer e se sia possibile installare Windows sui Macintel.
Per quanto riguarda la prima domanda, va detto che Apple licenzia Mac OS X solo per le proprie macchine e, a mio avviso, farà tutto il necessario per impedirne l’installazione su altro hardware. Questo non significa che tecnicamente non sarà possibile: l’attuale sistema di protezione non è ancora stato violato, ma le versioni precedenti, quelle rilasciate agli sviluppatori, sono state tutte craccate in tempi più o meno lunghi; e se ad oggi non si hanno ancora notizie sulla sprotezione della prima release ufficiale di Mac OS X x86, la 10.4.4 installata sugli iMac-Intel, qualcuno si è già azzardato a mettere in vendita dei computer dichiarandoli cloni Macintosh . Legalità a parte, è inutile dire che l’affidabilità di queste macchine (intesa come capacità di far girare Mac OS X e tutte le altre applicazioni senza il minimo problema) è tutta da dimostrare, e probabilmente Apple farà in modo che le proprie applicazioni non possano girare su queste macchine o con vecchie versioni di Mac OS X. In ogni caso, per un professionista sarebbe impensabile ricorrere a macchine “non ufficiali” rinunciando ad ogni tipo di supporto e rischiando di ritrovarsi una macchina non funzionante ogni volta che Apple rilascia un nuovo aggiornamento (cosa che fa a scadenza mensile). Lo stesso discorso può valere anche per l’utente comune che non ha tempo, voglia, o capacità di rincorrere continuamente le patch per far funzionare una versione non ufficiale di Mac OS X. Discorso diverso per i cosiddetti smanettoni, alcuni dei quali si vantano di utilizzare le vecchie versioni di Mac OS X x86 sul proprio PC non-Apple già da diverso tempo. Sarà interessante vedere quali mosse adotterà Apple per contrastare questo comportamento, e quanto saranno efficaci questi provvedimenti. In futuro potrebbe anche succedere che Apple decida di eliminare questo vincolo, ma nell’attuale situazione di mercato sarà molto improbabile che prenda una decisione del genere.
Sulla possibilità tecnica di installare Windows sui nuovi Mac, ne abbiamo invece già parlato di recente . Apple non pone alcun veto, ma non fornisce nemmeno alcun supporto. Attualmente non è possibile per problemi legati al sistema di boot, ma molto probabilmente si potrà installare Windows Vista senza grossi problemi, e non è detto che Microsoft non rilasci delle patch o un’apposita versione di XP installabile anche sui Macintel.
Microsoft potrebbe avere un discreto interesse nel proporre il proprio sistema operativo anche per i Macintel, ma va detto che la transizione di Apple è appena iniziata e i Macintel in circolazione sono molto pochi: a questo punto al big di Redmond conviene assai più attendere Vista piuttosto che sviluppare una patch Apple-friendly per Windows XP. Nel frattempo c’è chi sta studiando come accedere alle funzionalità del BIOS EFI dei Macintel per capire se è possibile aggirare il problema in altri modi.
In ogni caso, la migrazione è iniziata, le premesse sembrano buone (anche se il periodo di transizione implica determinati compromessi che rendono le vecchie macchine ancora migliori per molti compiti) e il mercato sembra dare fiducia alle nuove macchine di Apple. La stessa IBM, pur vedendo abbandonato il proprio processore, ha supportato da subito i nuovi Macintel annunciando la versione Mac OS X di Lotus 7, probabilmente confidando nel fatto che grazie alle nuove macchine Apple possa contrastare il predominio di Microsoft più efficacemente.
In aggiunta a tutto ciò, e abbandonando il discorso dei Macintel, vale sicuramente la pena di segnalare la recente acquisizione di Pixar da parte di Disney , che ha portato Steve Jobs (CEO di Apple e di Pixar) ad assumere un ruolo importante anche all’interno del gigante di Hollywood. E non è detto che questo evento non porti presto novità interessanti nel mondo di iPod e iTunes Music Store.
Domenico Galimberti
(Per contattare l’autore scrivere alla redazione )