Cupertino (USA) – Assediati da normative internazionali sempre più stringenti e da una opinione pubblica via via più consapevole del problema, i produttori di computer, e hardware in generale, premono l’acceleratore sui programmi di smaltimento dei materiali pericolosi .
Conscia dell’ottima ricaduta mediatica e promozionale dell’iniziativa, Apple ha annunciato il suo Take-back program , una procedura che per ora sarà attivata negli Stati Uniti e che consente a chi acquista un nuovo Mac, o anche solo un monitor, di “restituire” il proprio vecchio computer, di qualsiasi marca , affinché Apple ne curi lo “smaltimento sicuro”.
In una pagina del proprio sito emblematicamente intitolata Apple and the Environment , la Mela di Cupertino spiega la necessità per tutti di “darsi una svegliata” sui problemi ambientali causati da uno smaltimento spesso dissennato dei materiali inquinanti presenti in modo massiccio nell’hardware circolante sui mercati di tutto il Mondo.
“La protezione dell’ambiente – dichiara Apple – è una priorità per la conservazione delle preziose risorse naturali e il mantenimento della salute del Pianeta. Apple riconosce la propria responsabilità come soggetto globale e lavora continuamente per ridurre l’impatto ambientale del proprio lavoro e dei prodotti che crea”.
La Mela si dilunga poi nello spiegare anche le novità di processo che consentono di rendere i computer più “sostenibili” sul piano ambientale fin dal loro design. L’utilizzo di certi materiali e il ricorso a certi stratagemmi produttivi che limitano il consumo energetico consentono, spiega Apple, di limitare i danni fin dal momento in cui il computer viene prodotto.
Il funzionamento del programma take-back viene spiegato nei dettagli qui . Ancora non è certo che la Mela estenda a tutti i mercati in cui opera le stesse procedure, molto dipenderà probabilmente dal successo del programma negli USA.
La questione dello smaltimento rimane peraltro un problema di primo piano. Tra polemiche e progetti di grande respiro le cose però vanno cambiando. C’è chi spera che la lunga via del piombo grazie a questi progetti e ad Internet possa presto diventare un vicolo cieco appartenente al passato.