Apple smentisce: Siri non invia le conversazioni agli inserzionisti

Apple smentisce: Siri non invia le conversazioni agli inserzionisti

Apple nega di aver mai utilizzato i dati di Siri per fini pubblicitari o di marketing, ribadendo il suo impegno per la privacy.
Apple smentisce: Siri non invia le conversazioni agli inserzionisti
Apple nega di aver mai utilizzato i dati di Siri per fini pubblicitari o di marketing, ribadendo il suo impegno per la privacy.

Apple ha appena accettato di sganciare 95 milioni di dollari per mettere a tacere una causa legale su Siri. A quanto pare, il suo assistente vocale avrebbe origliato le conversazioni di alcuni utenti, che sarebbero poi state ascoltate da dipendenti umani.

Questa storia ha riportato a galla vecchie leggende metropolitane secondo cui Apple condividerebbe i dati di Siri con gli inserzionisti per profilarci meglio.

Apple nega uso dati Siri per marketing e pubblicità

Ovviamente, Apple non ci sta. In una dichiarazione pubblicata mercoledì sera, l’azienda di Cupertino ha voluto fare chiarezza su come funziona Siri e cosa fa con i nostri dati. Il passaggio chiave? Eccolo qui: “Apple non ha mai utilizzato i dati di Siri per creare profili di marketing, non li ha mai resi disponibili per la pubblicità e non li ha mai venduti a nessuno per nessuno scopo. Stiamo costantemente sviluppando tecnologie per rendere Siri ancora più privata e continueremo a farlo“.

Insomma, Apple smentisce categoricamente di aver mai spiato le nostre chiacchiere con Siri per venderle al miglior offerente.

Ma da dove saltano fuori queste teorie del complotto? Pare che alcuni dei querelanti nella causa contro Apple sostenessero che, dopo aver menzionato marchi come “Olive Garden”, “Easton bats”, “Pit Viper sunglasses” e “Air Jordans” in presenza di Siri, si siano ritrovati bombardati da pubblicità di quei prodotti. Coincidenza? Loro dicono di no, e danno la colpa a Siri.

Apple: “Siri non conserva le registrazioni, a meno che…”

Apple, dal canto suo, ribadisce che “non conserva le registrazioni audio delle interazioni con Siri, a meno che gli utenti non acconsentano esplicitamente per aiutare a migliorare Siri, e anche in quel caso, le registrazioni vengono utilizzate solo per quello scopo. Gli utenti possono facilmente revocare il consenso in qualsiasi momento“.

Quindi, se Apple (e Facebook, Google, ecc.) dicono la verità, perché a volte ci ritroviamo pubblicità di cose di cui abbiamo solo parlato? Ci sono altre spiegazioni: le reti pubblicitarie tracciano i dati delle persone connesse alla stessa rete o che hanno trascorso del tempo negli stessi luoghi. Inoltre, comprano dati da broker che raccolgono un sacco di informazioni dettagliate sulla nostra posizione e altro ancora dalle app sul nostro telefono. Insomma, non c’è bisogno che Siri ci spii per ritrovarci pubblicità inquietantemente pertinenti.

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Pubblicato il
9 gen 2025
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