Alla chiusura della seduta di mercoledì gli scambi frenetici di Wall Street hanno sentenziato : Apple ha un valore di mercato superiore a quello di Microsoft , con una capitalizzazione azionaria (ottenuta moltiplicando il numero di azioni per il loro valore individuale) pari a 222,07 miliardi di dollari contro 219,18. Per il Dow Jones Cupertino vale più di Redmond, e diventa la più grande società tecnologica statunitense (la seconda in assoluto dopo il colosso petrolifero Exxon Mobil).
Della serie “come passa il tempo”: le azioni Microsoft valgono il 20 per cento in meno di quanto valevano 10 anni fa, mentre quelle Apple hanno decuplicato il loro valore rispetto allo stesso arco temporale. Un risultato senza precedenti per una società che 13 anni fa si trovava sull’orlo dell’abisso, prossima vittima sacrificale degli sciacalli high-tech di Wall Street e costretta ad accettare un prestito di qualche centinaia di milioni di dollari da parte del nemico di sempre (Bill Gates) per rimettersi in sesto.
Stando ora alle quotazioni azionarie, invece, le parti si sono invertite, e anche se Microsoft (non più Gates-dipendente) non ha certo bisogno di prestiti da parte di nessuno, Apple è diventata il nuovo colosso , mentre a Redmond devono riconsiderare in fretta il riassetto di alcuni dei loro business non proprio risplendenti in quanto a performance economiche.
Ma il mercato azionario descrive una fotografia solo parziale della realtà, una realtà indubbiamente drogata dal successo inebriante dei prodotti innovativi lanciati da Apple negli ultimi anni (iPad, iPhone e prima ancora iPod) che hanno avuto l’effetto di uno shock sul mercato dell’elettronica di consumo.
Resta il dato inconfutabile per cui Microsoft e Apple sono diventate aziende con un focus molto più variegato e dissimile che in passato, con la prima impegnata a totalizzare miliardi al pallottoliere con le nuove versioni di Windows e Office e la seconda che si è definitivamente trasformata in un produttore di gadget high-tech eliminando la dicitura “Computer, Inc.” dalla definizione aziendale. Senza dimenticare che una cosa sono le valutazioni in borsa, un’altra fatturati e margini operativi (pur con le dovute considerazioni sulle proporzioni tra i due valori nel caso di Redmond e Cupertino), investimenti in R&D e numero di sedi e dipendenti, percentuali di penetrazione sul mercato e giro d’affari complessivo.
Sulle performance non esaltanti di Microsoft pesano poi gli affanni delle divisioni entertainment e mobile, con la prima che cede quote di mercato ai concorrenti e la seconda impelagata nel limbo che segue Windows CE e precede il tutt’ora indisponibile Windows Phone 7 .
In merito al responso di Wall Street, a ogni modo, il CEO di Microsoft Steve Ballmer professa tranquillità e desiderio di sana competizione tra avversari agguerriti. “Il mio obiettivo resta puntato su quello che dovremmo fare con la nostra linea di prodotto – ha detto Ballmer – dove siamo diretti, come possiamo rendere i nostri prodotti più innovativi”. L’erede di Bill Gates alla conduzione di Microsoft professa ottimismo per il futuro : dopotutto i guai di Redmond con le autorità antitrust di qua e di là dell’Atlantico dovrebbero essere finiti mentre quelli di Apple sono appena cominciati .
Alfonso Maruccia