Microsoft Office è ormai uno standard di fatto universalmente riconosciuto, e anche ad Apple fa comodo offrire ai propri clienti la compatibilità con uno strumento così diffuso, nato tra l?altro proprio su MacOS.
Ciò nonostante, Apple ha sempre avuto a catalogo un prodotto per certi versi alternativo, anche se dalla funzionalità più limitate: Appleworks. Quest?ultimo assicura la compatibilità con i più comuni documenti di Office e permette di fare grossomodo le stesse cose, anche se con molte meno pretese. Appleworks è comunque un?applicazione di vecchia concezione, che non può sfruttare appieno tutte le potenzialità offerte da Mac OS X.
Due anni fa Apple presentò Keynote, un programma capace di realizzare delle presentazioni semiprofessionali, grazie anche alla possibilità di ottenere il massimo dal motore grafico del nuovo sistema operativo. Oggi Apple offre ai suoi utenti un nuovo software di videoscrittura, Pages, che ricalca le stessa filosofia di utilizzo di Keynote: i due prodotti sono raccolti in iWork ?05, un prodotto il cui scopo non è tanto quello di entrare in diretta concorrenza con MS Office, quanto quello di presentare una buona alternativa per chi non necessita di tutte le funzioni offerte dalla suite Microsoft (anche perché, almeno per ora, manca completamente di un foglio di calcolo e di altre funzionalità). Ma procediamo con ordine ed andiamo ad esaminare i due software partendo proprio dall?ultimo arrivato.
Pages si presenta con un?interfaccia molto semplice, con pochi pulsanti per impostare le principali caratteristiche del documento. Attraverso questi pulsanti possiamo aggiungere pagine, definire il numero di colonne, lo stile e il tipo di elenco. Possiamo inoltre inserire oggetti di vario tipo (forme, tabelle e grafici) e richiamare quelle finestre intorno alla quali ruota tutta l?applicazione, ovvero la finestra delle impostazioni, il Media Browser e le palette di colori e font. Tramite delle apposite voci di menù possiamo visualizzare il ?cassetto? degli stili (paragrafo, carattere ed elenco) e modificare le impostazioni di visualizzazione, scegliendo di visualizzare o meno i righelli e il formato del documento.
Ovviamente la barra degli strumenti è completamente personalizzabile, e possiamo aggiungere a nostro piacere tutte quelle funzioni che riteniamo più utili per le nostre necessità lavorative. Trattandosi di un software di videoscrittura, non possono mancare neanche tutte quelle opzioni necessarie per poterlo definire tale, come il dizionario che segnala errori di battitura, la possibilità di inserire note a piè di pagina, la creazione dell?indice, la presenza di innumerevoli modelli e altro ancora. Ma al di là delle cose scontate, andiamo a vedere quali sono le caratteristiche di Pages che lo contraddistinguono dagli altri word processor.
Come abbiamo anticipato prima, l?utilizzo di Pages ruota quasi completamente intorno alla finestra delle impostazioni e al concetto di drag&drop. Dalla finestra delle impostazioni possiamo modificare pressoché qualsiasi impostazione del nostro documento o degli oggetti che abbiamo inserito. Basti dire che queste finestra contiene dieci sezioni di impostazione (documento, layout, grafica, tabelle, grafici, ecc…), ognuna con diverse sotto-sezioni; per esempio, sotto la sezione ?Grafica?, troviamo tutto il necessario per impostare il riempimento, modificare il tratto, aggiungere ombreggiature e definire la trasparenza degli oggetti inseriti. Sotto la sezione ?Adattamento? troviamo le opzioni per definire il comportamento dell?oggetto in relazione al testo, mentre per modificare le impostazioni di creazione dell?indice o il formato delle note a piè di pagina, andremo nella sezione “Documento”.
La palette delle impostazioni è quindi qualcosa che dovrebbe essere quasi sempre aperta, in quanto ci permette di agire su quasi tutte le opzioni del nostro documento. Un?altra finestra molto utile è il Media Browser, che ci consente di avere accesso immediato a tutti i documenti catalogati in iTunes e iPhoto, nonché agli elementi presenti nella cartella dei filmati. Con il semplice drag&drop possiamo inserire uno qualsiasi di questi elementi nel nostro documento, e trattarlo come un qualunque oggetto, definendone per esempio le proprietà di trasparenza e adattamento al testo (anche nel caso di filmati). Il drag&drop di immagini serve non solo per aggiungere elementi al nostro documento, ma anche per definire il riempimento di oggetti e forme che abbiamo già inserito, salvo poi modificarne le proprietà dalla palette delle impostazioni.
Il pannello dei Font ci consente di definire non solo carattere, stile e dimensione del font che intendiamo utilizzare, ma anche tutte quelle caratteristiche come la sottolineatura, il barrato, il colore e l?ombreggiatura del testo. Una volta creato il testo come più ci piace, possiamo anche selezionare la parte interessata e creare un nuovo stile direttamente dalla selezione.
L?ultima finestra, quella del colore, entra in gioco in diverse occasioni, e oltre a permetterci di utilizzare cinque diverse modalità di selezione, consente di impostare anche il livello di trasparenza del colore selezionato. L?impostazione del colore è un?altra di quelle cose (come l?aggiunta di elementi dal Media Browser) in cui viene applicato il concetto del drag&drop: se voglio cambiare il colore di un oggetto o una serie di colonne in un grafico, posso semplicemente selezionare il colore interessato e trascinarlo dove desidero. Chi dovesse trovare scomodo questo modo di operare potrà comunque accedere alle proprietà degli oggetti tramite la solita finestra delle impostazioni.
Visto che si è tanto parlato di drag&drop e di semplicità di utilizzo, farà sicuramente piacere sapere che per creare i propri documenti nella maniera più immediata possibile, sono previste anche delle opzioni per allineare gli oggetti (sia in orizzontale che in verticale) e per ?spostarli? in primo piano o sullo sfondo, nascosti dietro altri elementi, testo compreso. Inoltre, durante lo spostamento di oggetti compaiono delle guide di allineamento che aiutano a centrarli nel documento o ad allinearli tra di loro.
Finora abbiamo visto cosa c?è in Pages, ma ci sono anche delle mancanze. Per esempio, manca completamente un editor di equazioni, funzione indispensabile in certe occasioni; inoltre essendo iWork ?05 sprovvisto di foglio di calcolo, anche le funzioni relative alla gestione di tabelle e grafici sono in parte limitate. E? comunque possibile creare degli oggetti di questo tipo, anche con notevoli risultati, ma la loro gestione non è così completa come quella che si potrebbe ottenere con le funzioni derivanti da un comune foglio di calcolo.
Pages, oltre che gestire il proprio formato, permette di importare ed esportare nei formati MS Word, HTML, TXT e RTF, inoltre, come tutte le applicazioni per Mac OS X, supporta il formato PDF. Keynote giunge in iWork ?05 nella sua seconda release, e dimostra di essere un?applicazione più matura rispetto a Pages. Non che Pages abbia dei problemi, ma in Keynote è evidente il lavoro di rifinitura eseguito nel passaggio dalla prima alla seconda versione.
L?impostazione dell?applicazione è la stessa che abbiamo già visto in Pages, e non poteva essere altrimenti visto che è stato proprio Pages a prendere spunto da Keynote (anche se probabilmente sarà proprio l?ultimo arrivato ad essere il più utilizzato e a dare maggior impulso alle vendite).
Anche in Keynote troviamo quindi la finestra delle impostazioni, vero fulcro dove impostare tutti i possibili controlli, nonché il Media Browser e tutte le altre palette per i colori e i font, che eviteremo di descrivere nuovamente in quanto sono esattamente identiche a quelle incontrate in Pages, a testimonianza della stretta parentela tra le due applicazioni.
Vale invece la pena di soffermarsi sulle varie opzioni che ritroviamo nella finestra delle impostazioni, puntualizzando le novità rispetto alla precedente versione.
Cominciamo dalle presentazioni interattive. In questa nuova versione è possibile far sì che tutti gli effetti di animazione degli oggetti, nonché le transizioni tra le diapositive, vengano attivate automaticamente in base a ritardi predefiniti. Questo consente di realizzare delle presentazioni autoriproducibili per postazioni fisse tipo chiosco (dove non è difficile immaginare un Mac mini). Ma l?interattività non è certo tutta qui: in Keynote 2 possiamo inserire dei link per spostarci da una diapositiva all?altra, ma anche ad una pagina web, un messaggio di posta elettronica, o un altro documento di Keynote. Se aggiungiamo a queste caratteristiche la possibilità di aggiungere una colonna sonora, ed esportare la presentazione in formato Macromedia Flash, è facile immaginare la grande versatilità che può avere questa nuova release del software.
Parlando di utilizzo vero e proprio, quando creiamo un nuovo documento di Keynote possiamo decidere se partire con carta bianca o applicare uno dei temi predefiniti. All?interno del documento stesso, ogni diapositiva viene creata a partire da una struttura ?Master? (vuota, titolo con foto, elenco a punti, ecc…) che potrà comunque essere personalizzata in ogni minimo dettaglio, aggiungendo nuovi oggetti o eliminando i campi predefiniti. Temi e Master sono sempre accessibili dalla barra degli strumenti e applicabili in qualsiasi momento: la struttura è modificabile, come d?abitudine, dalla palette delle impostazioni.
Anche qui possiamo inserire oggetti dal Media Browser con il semplice drag&drop, (ma anche trascinando un qualsiasi altro file dal desktop o da altre applicazioni) e per quanto riguarda le immagini, in tutto il pacchetto iWork ?05 (quindi anche in Pages) è stata inserita la possibilità di creare una semplice maschera che consenta di mostrare una sola porzione dell?immagine stessa, senza alterare in file originale.
Un?altra importante novità è data dalla possibilità (che avevamo già visto nell?ultima versione di Power Point) di utilizzare due monitor in maniera distinta: uno con la presentazione vera e propria rivolta al pubblico, e l?altro (magari lo schermo del portatile) con informazioni utili a chi sta effettuando la presentazione, come il tempo trascorso, la prossima diapositiva, o eventuali note che aiutano nella descrizione. Il layout di questo secondo schermo è completamente personalizzabile, così che ognuno può posizionarsi le proprie informazioni come meglio ritiene opportuno.
Ovviamente non poteva mancare il potenziamento di tutte le funzioni già esistenti: dalla rivisitazione di modelli e temi, a nuovi tipi di animazione per testo, oggetto e transizioni, tutti di qualità molto elevata. E? praticamente impossibile descriverli a parole, ma alcuni nomi possono essere molto significativi: ritroviamo l?effetto cubo (applicabile pressoché in ogni situazione), effetti a scalatura sui singoli caratteri o sulle parole, transizioni a mosaico in 3D e a goccia (con effetto increspatura), e transizioni a ?combustione? o ?flash?, che possono essere riprodotti solo con alcune schede grafiche.
Per quando riguarda la compatibilità, oltre alla già menzionata possibilità di esportare il proprio lavoro in formato Flash, Keynote può creare filmati Quicktime, sequenze di immagini (JPG, PNG o TIFF), e documenti PDF. Inoltre è possibile importare ed esportare le presentazioni in formato Power Point, con le dovute conversioni (eseguite in automatico) di quegli effetti e transizioni che sono differenti tra le due applicazioni.
Conclusioni
iWork ?05 è un pacchetto di applicazioni molto valide venduto al prezzo interessante di 79 euro (IVA compresa). L?utilizzo delle applicazioni è piacevole e richiede solo un minimo adattamento iniziale per chi è abituato a lavorare con altre applicazioni dello stesso tipo ma di altri produttori. Una volta entrati in sintonia con la modalità di funzionamento di iWork si riuscirà a realizzare in maniera immediata ogni tipologia di documento che si ha in mente: dopotutto le opzioni per realizzare con estrema semplicità un documento il cui impatto grafico caratterizzi al meglio le nostre creazioni non mancano.
Un ulteriore punto di forza di iWork è la sua perfetta integrazione con la suite iLife e con lo stesso Mac OS X. Il Media Browser è un ottimo esempio di questa integrazione, ma gli stessi effetti di trasparenza e ombreggiatura che ritroviamo ovunque (nonché la possibilità di esportare i file in formato PDF) derivano direttamente da Quartz, il motore che gestisce tutta l?interfaccia del sistema operativo.
A corredo delle applicazioni ci sono due manuali ben realizzati, ma personalmente non ho mai avuto necessità di ricorrervi, grazie anche al completo help in linea che consente di trovare risposte immediate alle domande più comuni. L?aiuto comprende anche una presentazione generale di iWork ?05, che mostra tutte le potenzialità del pacchetto ed è realizzata utilizzando proprio Keynote e le sue potenzialità di interazione (pulsanti e hyperlink).
Come abbiamo già detto, iWork ?05 non ha né la pretesa né le caratteristiche per sostituirsi completamente ad un pacchetto come MS Office. Se da un lato, soprattutto in Pages, manca di alcune funzionalità, o addirittura di alcune applicazioni (in iWork ?05 non è presente alcun foglio di calcolo per esempio), dall?altro offre un sistema di utilizzo più semplice e immediato, per molti versi più adattabile alle richieste dell?utente. In generale potremmo dire che, sebbene sia dotato di minori funzioni, su quelle che possiede offre maggiori possibilità di personalizzazione, soprattutto dal punto di vista grafico. In ogni caso si tratta di due prodotti ben distinti, e fa sicuramente piacere avere a disposizione una scelta in più che può essere molto utile (anche in considerazione del prezzo) in determinate circostanze.
Parlando di sviluppi futuri, se Keynote mostra già la maturità di una seconda release, Pages ha ampi margini di miglioramento (a tale scopo entrambe le applicazioni offrono un?apposita opzione per inviare ad Apple opinioni e suggerimenti). Non è difficile immaginare che nel 2006 arriverà una nuova versione ancora più completa, e non è escluso che iWork?06 non possa includere anche un foglio di calcolo, e magari anche un semplice database, così da pensionare definitivamente l?ormai anziano (anche se ancora valido) Appleworks.
Domenico Galimberti