Apple Watch, la prova in un processo per omicidio

Apple Watch, la prova in un processo per omicidio

I dati biometrici raccolti dallo smartwatch di Cupertino potrebbero rappresentare la prova regina in un processo penale in Australia. Secondo i dati, una donna avrebbe raccontato una storia fasulla per coprire l'omicidio della matrigna
I dati biometrici raccolti dallo smartwatch di Cupertino potrebbero rappresentare la prova regina in un processo penale in Australia. Secondo i dati, una donna avrebbe raccontato una storia fasulla per coprire l'omicidio della matrigna

Caroline Dela Rose Nilsson potrebbe presto diventare la prima donna condannata a causa delle informazioni biometriche raccolte da Apple Watch , dispositivo che era al polso della matrigna Myrna Nilsson al momento della sua morte nel settembre di due anni fa. Un caso forse in grado di fare storia, visto che lo smartwatch di Cupertino raccolta una storia diametralmente opposta alla versione dei fatti fornita dall’imputata.

Myrna Nilsson sarebbe stata uccisa da un gruppo di uomini che l’avrebbe seguita fino a casa dopo uno scontro verbale in strada, ha raccontato Caroline Nilsson , mentre lei sarebbe stata attaccata, legata e imbavagliata prima di riuscire a fuggire allertando i vicini e quindi la polizia.

Ma le indagini seguite all’omicidio hanno fatto emergere una verità piuttosto diversa proprio grazie all’ Apple Watch della vittima : Nilsson è stata assalita intorno alle 6:38 del pomeriggio ed è morta alle 6:45, dicono i dati dello smartwatch, con un incremento frenetico delle attività fisiologiche prima di un periodo di calma – quando la donna era presumibilmente incosciente dopo l’assalto – e il blocco del battito cardiaco con cui è sopraggiunta la morte.

Caroline Nilsson ha sempre sostenuto di essersi liberata per le 10 di quella stessa sera, ma dalle indagini è emerso che la donna ha inviato un SMS a suo marito verso le 7 e ha fatto shopping su eBay alle 7:13. Anche le tracce di DNA trovate sulla scena del delitto non supportano la sua versione.

Se il giudice deciderà di ammettere le prove basate sui dati biometrici dello smartwatch della vittima, Caroline Nilsson rischierà di finire in galera e di restarci a lungo. Per ora la sospettata è detenuta senza possibilità di cauzione, mentre la sentenza è prevista per il prossimo 13 giugno.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
12 apr 2018
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