Apple Watch non è iWatch

Apple Watch non è iWatch

A Cupertino e ai suoi rivenditori viene contestao l'utilizzo del marchio per la pubblicità su Adwords del suo Apple Watch. iWatch è un marchio registrato da terzi, ma a quanto pare gli utenti non ne sono a conoscenza
A Cupertino e ai suoi rivenditori viene contestao l'utilizzo del marchio per la pubblicità su Adwords del suo Apple Watch. iWatch è un marchio registrato da terzi, ma a quanto pare gli utenti non ne sono a conoscenza

Nonostante lo smartwarch con la Mela si chiami Apple Watch , il marchio iWatch costringe Cupertino a confrontarsi in tribunale: al centro del contendere c’è l’utilizzo di questo marchio sulla piattaforma Adwords.

Il problema è legato al fatto che Cupertino ed i suoi rivenditori, che tra i vari canali di marketing hanno scelto anche quello offerto da Google, selezionando tra le parole chiave a cui collegare il prodotto sull’advertising online hanno annoverato anche “iWatch”, evidentemente un termine associato ad Apple Watch dagli utenti.

Il marchio iWatch, tuttavia, è stato rivendicato in Europa dalla società software irlandese Probendi con il marchio No. EU007125347 che ne copre gli utilizzi per i prodotti software e legati ai computer. Per questo Probendi ha chiamato Apple, davanti ai giudici del tribunale specializzato in proprietà intellettuale di Milano, con l’accusa di violazione dei suoi diritti di esclusiva.

“Apple – si legge nella denuncia – ha sistematicamente utilizzato la parola iWatch sul motore di ricerca di Google per ridirigere verso il suo stesso sito internet gli utenti, pubblicizzando Apple Watch”.

La questione è annosa , relativa alla proprietà intellettuale ed all’utilizzo di parole chiave nell’advertising online: sarà da decidere se è possibile utilizzare per la propria pubblicità anche parole e nomi registrati dai propri concorrenti diretti o se tale pratica risulti in violazione della relativa proprietà intellettuale.

Il principale caso relativo alla questione, quello che vede il gruppo francese dei marchi Louis Vuitton, Christian Dior, Givenchy e Kenzo, si è concluso ormai lo scorso settembre, con un accordo stragiudiziale sottoscritto prima con eBay e poi con Google , che aveva già provveduto a cambiare le sue condizioni d’uso limitando i casi nei quali è consentito a terze parti l’utilizzo di parole chiave contenenti marchi.

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Pubblicato il
15 lug 2015
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