In custodia dallo scorso giugno, l’attivista e blogger saudita Raif Badawi è stato condannato a sette anni di carcere con l’aggiunta di 600 frustate per violazione della legge nazionale contro il cybercrimine. L’organizzazione internazionale Human Rights Watch (HRW) ha così riportato la decisione di un tribunale di Jeddah dopo che lo stesso Badawi era stato accusato di aver insultato i sacri principi dell’Islam attraverso i suoi commenti televisivi e online.
Supportati dagli attivisti, i familiari del giovane blogger hanno puntato il dito contro le autorità locali, per una sentenza definita assurda e priva di fondamento. L’odissea giudiziaria di Badawi era iniziata nel lontano 2008 con la fondazione di un sito ( Free Saudi Liberals ) per alimentare il dissenso liberale nei confronti dell’ establishment al potere in Arabia Saudita.
Operativo dal centro di Jeddah, Badawi è stato accusato di aver minacciato la sicurezza nazionale con le sue opinioni blasfeme. Il giovane blogger rischiava addirittura la pena di morte per apostasia , mentre la sua famiglia è stata costretta all’esilio in Libano. Durissima la reazione dei responsabili di Amnesty International , che hanno sottolineato come la condanna di Badawi rappresenti un grave attacco alla libertà d’espressione.
Gli attivisti di HRW hanno chiesto al governo saudita di annullare la sentenza e rilasciare immediatamente l’opinionista politico, che aveva offerto ai cittadini locali uno strumento di libera discussione online contro il potere centrale . Tra i commenti più sgraditi dal governo, Badawi sostiene l’uguaglianza tra le varie religioni sul pianeta.
Mauro Vecchio