La censura online in Arabia Saudita si configura spesso come uno strumento di controllo e di ritorsione. In questa seconda accezione rientra Amnesty International, che ha subito il blocco del sito Internet in seguito a un duro scontro avuto con le autorità governative circa la bozza di legge sull’antiterrorismo.
Secondo quanto riportato da AP , l’organizzazione per la difesa dei diritti umani avrebbe pubblicato sul proprio sito il disegno di legge corredato dalla revisione elaborata dalla commisione saudita per la sicurezza. Si pensa che il blocco sia dovuto al giudizio di Amnesty sul provvedimento legislativo secondo il quale autorizzerebbe la persecuzione di dissidenti pacifici alla stegua di terroristi.
Diverse testate internazionali segnalano l’inaccessibilità del sito dal network arabo. Dopo aver appurato l’impossibilità di entrare nella pagina web, Amnesty ha dirottato i contenuti censurati su un altro sito Protect The Human Blog .
“Invece che attaccare coloro che avanzano osservazioni e cercare di bloccare il dibattito, il Governo saudita dovrebbe emendare la bozza di legge in modo che il dissenso non venga soffocato e che i diritti fondamentali non siano negati” ha dichiarato Malcolm Smart, direttore di Amnesty International in Medioriente e Nordafrica.
Da parte sua, il Governo saudita ha risposto attraverso un comunicato ufficiale rilasciato dall’ambasciata di Londra nella quale si sostiene che le illazioni di Amnesty sono prive di fondamento e che “la suggestione che il progetto di legge intenda sopprimere il dissenso invece che punire i terroristi è sbagliata”.
Tuttavia, Amnesty International non sembra essere l’unica organizzazione a scagliarsi contro il disegno di legge in questione. Fahad AlMalki, avvocato locale, ha rilasciato via Twitter commenti alquanto sarcastici sulla disposizione governativa. E anche il blogger Fouad Alfarhan non ha risparmiato critiche, paragonando la legge antiterrorismo a 1984 di Orwell.
Cristina Sciannamblo