Arc Search è un nuovo browser per iOS che, grazie alla funzionalità Browse for me integrata, mette navigazione, motore di ricerca e intelligenza artificiale in un frullatore, occupandosi di trovare le informazioni desiderate e di sottoporle poi all’attenzione dell’utente finale in un formato immediatamente fruibile. Chi lo vuol mettere alla prova lo trova in download su App Store.
Browse for me: navigazione IA con Arc Search
È sviluppato da The Browser Company, la stessa software house che già da alcuni anni si occupa del progetto Arc, proposto dai suoi creatori come alternativa a Chrome
.
In che modo l’intelligenza artificiale entra nell’equazione? Non appena l’utente ha scritto e inviato la sua query, anziché limitarsi a mostrare una pagina dei risultati con i link verso le risorse da consultare, Browse for me si mette al lavoro per trovare online le informazioni più pertinenti e per creare una pagina Web (o qualcosa di simile) che le raccoglie, indicando il numero delle fonti prese in esame.
Volendo, Arc Search può essere utilizzato anche come un browser più tradizionale. Ecco alcune delle altre funzionalità integrate ed elencate tra i punti di forza.
- tastiera con nuovi suggerimenti per le ricerche da effettuare a ogni apertura;
- blocco per pubblicità, tracking e banner sempre attivo;
- archiviazione automatica delle schede inattive per liberare risorse;
- modalità di lettura per ridurre le distrazioni.
Qui sotto il filmato condiviso su X da Josh Miller, CEO di The Browser Company.
a little Sunday surprise for you…
meet @browsercompany's 2nd product:
🔍Arc Search🔎
it's a default browser for your iPhone
…that BROWSES FOR YOUthe origin story is a bit unusual so I wanted to give you the full backstory: pic.twitter.com/pkVQJYN0QQ
— Josh Miller (@joshm) January 28, 2024
IA destinata a cambiare le modalità di navigazione?
Di certo, Arc Search propone una nuova modalità di navigazione, in qualche modo ispirata a quanto altri strumenti IA, a partire da ChatGPT, fanno con la ricerca e la consultazione delle informazioni: trovano i dati e li mostrano automaticamente in un formato comprensibile, togliendo di mezzo le operazioni intermedie nel nome della velocità.
Una dinamica di questo tipo, che solleva dalle responsabilità legate alla scelta delle fonti, può però rivelarsi un’arma a doppio taglio. E, in modo simile a quanto già visto in ambito chatbot, può sollevare qualche legittima preoccupazione tra gli editori, che vedono i loro contenuti fagocitati dall’azione degli algoritmi e resi fruibili dall’utente finale senza poter portare traffico sulle loro pagine e, di conseguenza, senza monetizzare il lavoro svolto.
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