Qualche sensuale e svelto passo di tango ed ecco che il copyright in Argentina si è ritrovato vent’anni in più sulle spalle. Più che un ballo, una modifica, precisamente all’ articolo 5 della legge sulla proprietà intellettuale del secondo paese più grande del Sud America. Una rivisitazione annunciata proprio durante le celebrazioni a Buenos Aires della giornata nazionale del tango.
La protezione con il diritto d’autore delle registrazioni sonore verrà in pratica estesa nei suoi termini di durata, dagli attuali 50 anni ai prossimi 70. Vent’anni in più per il copyright , che sono stati accolti dalle grandi etichette come una vera e propria manna dal cielo, dal momento che – a loro dire – si tratta di anni che apporteranno grandi benefici all’intera comunità musicale argentina.
“Vorrei innanzitutto ringraziare tutti quelli che hanno supportato le modifiche della nuova legge – ha commentato Leopoldo Federico, presidente dell’associazione argentina dei performer – Perché si tratta di una legge che incentiverà l’investimento nelle produzioni musicali future, oltre ad aiutare quegli artisti del passato che rischiavano di perdere i loro diritti proprio nel momento del bisogno”.
Entusiasta anche Javier Delupi, direttore esecutivo dell’associazione nazionale che rappresenta l’industria del disco. Si tratterebbe a suo dire di una legge che spingerà verso la creazione di nuova musica, arricchendo l’intera cultura argentina. Qualcuno ha criticato queste affermazioni, interrogandosi sulle effettive conseguenze di un’estensione del copyright da 50 a 70 anni.
Rufus Pollock, professore presso la University of Cambridge , ha pubblicato lo scorso giugno un documento relativo ad un suo studio sul calcolo della durata ottimale del copyright riferito a contenuti di varia natura. Seguendo complessi algoritmi, Pollock ha concluso il suo studio affermando che la durata ottimale per proteggere le opere in maniera benefica è decisamente inferiore a quella introdotta in Argentina: gli anni necessari sarebbero solo 15.
Mauro Vecchio