Tra le realtà impegnate per la definizione di quella che sarà l’era della guida autonoma non ci sono solo grandi nomi tradizionalmente appartenenti al mondo delle quattro ruote e le realtà al lavoro sullo sviluppo di algoritmi e software self-driving, ma anche i chipmaker. Per far sì che i veicoli possano elaborare una mole enorme di informazioni in tempo reale e in modo efficiente servirà infatti un’adeguata potenza di calcolo. ARM ha intenzione di assumere un ruolo da protagonista in questo settore che si appresta letteralmente ad esplodere nel corso dei prossimi anni.
ARM Cortex-A76AE
L’azienda ha presentato Cortex-A76AE, una componente in cui già il nome ben definisce l’ambito di utilizzo: l’acronimo AE sta infatti per Automotive Enhanced. A differenza dei processori solitamente impiegati negli smartphone, nei dispositivi destinati alla Internet of Things o nei sistemi di infotainment, in questo caso è integrata la tecnologia Split-Lock al fine di garantire un adeguato livello di sicurezza. Infatti, se un crash o un rallentamento possono portare a conseguenze solo fastidiose quando si parla di un device tradizionale, il suo verificarsi a bordo di una vettura in movimento potrebbe causare gravi danni sia ai passeggeri sia agli altri soggetti che occupano la carreggiata. Uno scenario da scongiurare in ogni modo possibile.
La tecnologia lavorerà in accoppiata con l’architettura DynamIQ presentata lo scorso anno da ARM, pensata appositamente per le applicazioni legate all’intelligenza artificiale, grazie alla flessibilità garantita dall’impiego di core differenti all’interno del medesimo processore. La modalità Split consente di affidare un processo a più core (incrementando le performance), mentre Lock si occupa di concentrare su un unico processo due core diversi (per la sicurezza), così che anche nel caso in cui uno dovesse incontrare intoppi, l’elaborazione delle informazioni provenienti da sensore, videocamere e LiDAR potrebbe essere portata a termine con successo dall’altro.
Un’altra feature introdotta con Cortex-A76AE prende il nome di Safety Island e fa sì che un core analizzi gli output generati dagli altri rilevando eventuali anomalie, operando dunque come una sorta di controllore pronto a intervenire nel caso di irregolarità.
Automotive Enhanced: la roadmap
Le performance del chip si attestano a 250.000 DMIPS con un consumo inferiore ai 15 W, grazie al processo produttivo a 7 nm. Si tratta però solo del primo passo nella roadmap pianificata da ARM e che mira a offrire soluzioni sempre più avanzate per l’integrazione nelle self-driving car. L’immagine di seguito riassume i prossimi step, da oggi al 2020 e oltre.
Il chipmaker di Cambridge, dal 2016 controllato dalla nipponica SoftBank (l’acquisizione è costata 30 miliardi di dollari) si candida seriamente a diventare uno dei principali fornitori degli automaker in vista della prossima evoluzione della mobilità in chiave autonoma e intelligente.