Mentre si avvicina a grandi falcate il termine del 19 novembre, scadenza della seconda proroga concessa dagli Stati Uniti a Huawei per il ban imposto dall’introduzione nella Entity List, uno dei più importanti partner del gruppo cinese torna sul tema. Si tratta di ARM, il chipmaker britannico che nei mesi scorsi ha definito un “grosso problema” il blocco imposto dagli USA.
ARM-Huawei: la fornitura continua
L’azienda, dopo aver deciso autonomamente in maggio di sospendere la collaborazione con Shenzhen, torna ora sui propri passi annunciando che continuerà a operare nel ruolo di fornitore per HiSilicon, la sussidiaria di Huawei che si occupa della produzione delle componenti hardware da destinare ai dispositivi mobile e non solo. Lo farà mettendo a disposizione del colosso cinese il design dell’architettura Armv8-A e quella della generazione successiva (v9), riservandosi il diritto di rivedere la scelta più avanti. Queste le parole affidate da un portavoce alla redazione di Reuters.
ARM sta attivamente comunicando con i dipartimenti delle autorità a proposito del supporto al nostro partner HiSilicon e restiamo fiduciosi di poter collaborare entro i parametri stabiliti dalle linee guida.
Il motivo del dietrofront è giustificato dal fatto che la tecnologia non avrebbe origine statunitense, ma britannica, essendo stata sviluppata, progettata e messa a punto entro i confini del Regno Unito. L’azienda è stata acquisita nel 2016 dalla giapponese SoftBank a fronte di un investimento quantificato in 32 miliardi di dollari. I processori integrati nei dispositivi mobile di Huawei (come Kirin 990) e quelli destinati agli impieghi nell’ambito dell’intelligenza artificiale (ad esempio Ascend 910) si basano proprio sull’architettura fornita da ARM.