ARM, uno standard per i micro-server

ARM, uno standard per i micro-server

Il designer britannico lavora a uno standard unico per i server basati su SoC ARM, un sforzo per ridurre la selva di protocolli incompatibili attualmente in circolazione. Anche Microsoft è della partita
Il designer britannico lavora a uno standard unico per i server basati su SoC ARM, un sforzo per ridurre la selva di protocolli incompatibili attualmente in circolazione. Anche Microsoft è della partita

Dopo la presentazione della CPU Opteron A1100 da parte di AMD, le speranze di ARM nel mercato dei server acquistano nuova sostanza con le specifiche Server Base System Architecture (SBSA): promossa dal chip designer britannico, SBSA vuole diventare lo standard tecnologico nel campo dei server ARM, un mercato attualmente poco invitante perché caratterizzato dalla presenza di sistemi e protocolli incompatibili tra loro.

SBSA è un progetto ambizioso ma necessario, per molti versi simile a quanto IBM fece nei primi anni ’80 standardizzando le operazioni basilari di quella che sarebbe poi diventata – ed è tuttora – la piattaforma PC (“IBM e compatibili”): basata sulla microarchitettura ARMv8-A a 64 bit, SBSA descrive un controller di interrupt comune, un numero massimo di CPU supportate (8), obbliga alla disponibilità di estensioni crittografiche e SIMD avanzate nella CPU e altro ancora.

L’annuncio dello standard (o del tentativo di creare uno standard) SBSA arriva a breve distanza dalla presentazione della suddetta CPU Opteron A1100, e non a caso il primo SoC ARM di AMD è costruito intorno alle specifiche descritte dalla proposta di ARM. Una proposta che può già contare sul supporto di pesi massimi del calibro di HP, Dell, naturalmente AMD, Red Hat, SUSE, Texas Instruments, Canonical e altri.

Della partita SBSA fa parte anche Microsoft , una corporation che ha sin qui avuto un interesse marginale in ARM (su cui è basato il non particolarmente popolare Surface RT) e per cui già si parla – in via del tutto ufficiosa e non confermata – del porting degli OS Windows Server sulla piattaforma.

Microsoft si sta in effetti impegnando molto per favorire un mercato di “nuovi” server e tecnologie relative, prova ne sia il fatto che la corporation ha deciso di contribuire al Progetto Open Compute di Facebook (OCP) rilasciando le specifiche per i “server cloud” che Microsoft usa nei suoi stessi servizi Internet-dipendenti (Azure, Office 365, Bing).

L’uso di specifiche per server “custom” (ancorché sempre basate su CPU e standard x86) per i propri server permettono a Microsoft (tra le altre cose) di risparmiare il 40 per cento dei costi, di ridurre il 50 per cento del tempo necessario all’installazione e di incrementare l’efficienza energetica del 15 per cento. Numeri che non stupiscono considerando come Facebook, promotrice del progetto OCP e della conseguente condivisione delle specifiche di server custom delle grandi corporation, stimi in 1 miliardo di dollari il risparmio conseguito con la realizzazione di server personalizzati su misura delle proprie esigenze.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
31 gen 2014
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