Roma – Luca Armani non si ferma, non ferma la sua protesta contro la sentenza che lo ha visto soccombere sull’affaire Armani.it. Di seguito riproponiamo la lettera indirizzata a Punto Informatico dallo stesso Luca nonché le prime reazioni, quelle del senatore dei Verdi Fiorello Cortiana e dell’assocazione New Global. Documenti pubblicati da PI in uno speciale pubblicato sabato.
Spettabile Punto informatico
Sono Luca Armani e comunico ufficialmente alla vostra spettabile testata giornalistica che ho dato mandato ai miei legali di notificare l’appello alla sentenza che mi ha visto soccombente in primo grado contro lo stilista Giorgio Armani.
Comunico altresì che ho iniziato uno sciopero della fame per portare alla ribalta della cronaca la mia vicenda e farla uscire dalle nebbie dove, escludendo poche eccezioni come la vostra testata, mi hanno relegato. Quando si decide di fare un passo così impegnativo concorrono sempre diverse motivazioni e devo dire che a questo punto non è più il dominio in sé la cosa importante.
Oggi io ci tengo ad affermare il mio diritto ad esistere, il mio diritto al pieno possesso del mio cognome.
Pensate, né io né i miei figli come i tanti Armani in Italia possiamo utilizzare a pieno titolo il cognome che non ci siamo scelti, come farebbe qualsiasi imprenditore aprendo una azienda, ma che ci è stato assegnato mentre se il sig. Giorgio Armani vende la sua azienda al sig. Esposito questo acquistando anche il marchio, in quanto bene dell’azienda, avrebbe il diritto di usare un cognome non suo e di inibirne l’uso a quelli che quel cognome hanno.
Sembra paradossale, ma in questo mondo dominato sempre più esclusivamente dagli interessi delle multinazionali che schiacciano le piccole imprese in vario modo, la mia vicenda è solo la punta dell’iceberg. La mia è una reazione di orgoglio dopo nove mesi difficili, fatti di frustrazione e rabbia ma soprattutto di umiliazione. Umiliazione nell’aver scoperto che da ignoto artigiano non ho neppure diritto al mio cognome. Ho speso tantissimo in questa causa legale che mi ha dissanguato economicamente, chi mi sta attorno non ha capito la mia testardaggine nel non volermi rassegnare a questo stato di cose a cominciare dai miei famigliari. Non so se faccio bene, sto perdendo la salute, la famiglia, il lavoro però in questi nove mesi in cui ho realmente pensato di mollare la spugna mi sono sentito a disagio con me stesso, non riesco a sopportare l’idea di tirarmi indietro. Se anche mi tirassi indietro oggi sul dominio cosa accadrà domani?
La legge sui marchi è terribile, non ho potuto nemmeno tentare di registrare www.@rmani.it come marchio senza sollevare le ire dello studio legale di Giorgio Armani con conseguente nuovo processo a mio carico. Devo cambiare solo cognome se voglio sfuggire a questa persecuzione.
Io mi e vi domando, è giusto dover cambiare cognome e quindi un elemento basilare della propria identità per sfuggire al potere del marchio? Credo di no, ma non potrò più vivere serenamente se a questo stato di cose non tentassi di porre qualche rimedio anche con questa scelta estrema dello sciopero della fame.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno dato solidarietà in questi mesi, e sono tanti, in particolare ringrazio la vostra testata per aver seguito la mia vicenda e l’associazione newglobal.it per avermi dato solidarietà e calore umano in questi mesi terribili per me.
Distinti saluti,
Luca Armani
Informazioni sulla vicenda e sui modi per sostenere Luca Armani sono disponibili al momento proprio su armani.it
Di seguito gli interventi sullo sciopero della fame e la sentenza di Fiorello Cortiana, senatore dei Verdi, e dell’associazione NewGlobal.it
“Da sito di timbrificio lombardo a pagine web della multinazionale di Re Giorgio . Il dominio armani.it, secondo una sentenza del tribunale di Bergamo, non deve appartenere al signor Luca Armani, piccolo artigiano, ma all’Armani Spa del noto stilista”. Così la denuncia di Fiorello Cortiana che da tempo segue la vicenda del dominio armani.it. “Esprimo solidarietà a Luca Armani – dichiara -anche se lo invito a recedere dai suoi propositi e a non cedere alla disperazione”.
“Questa triste storia – spiega Cortiana – aveva suscitato grandissima indignazione presso il popolo di Internet tanto che, fin dall’inizio della vicenda, i Verdi insieme all’associazione Newglobal.it, avevano offerto al Sig. Armani l’assistenza di un legale esperto di informatica. Oggi purtroppo è giunta l’inaspettata sentenza, secondo la quale, il signor Luca Armani, non solo deve cedere il dominio corrispondente al suo cognome, ma è condannato anche a pagare 10.000 euro per gli onorari, euro 2.536 per diritti, euro 990 per le spese, oltre le spese generali su diritti ed onorari Iva e Cpa. Inoltre deve pagare 5000 euro per ogni giorno che trattiene il dominio. Oltre al danno anche la beffa”.
“In questa sentenza – continua Cortiana – c’è un assurdo evidente, nessun Armani puo’ usare il suo cognome nel settore economico perché è stato registrato come marchio. Però se il sig. Giorgio Armani vende la sua azienda ad un ipotetico sig. Rossi, quest’ultimo, acquistando anche il marchio, in quanto bene dell’azienda, avrebbe il diritto di usare a suo piacimento un cognome non suo”.
“Abbiamo il dovere di proteggere le piccole imprese come quella di Luca Armani – afferma il Senatore -, dalla prepotenza sempre più oppressiva delle multinazionali senza limiti nè morali né legali. Non posso che confermare la mia totale disponibilità a seguire con attenzione la vicenda di quest’uomo che, pur avendo perduto tutto, dal lavoro alla famiglia, per difendere quello che agli occhi di tutti appare un diritto inalienabile ha ancora voglia di non darsi per vinto”. “Caro Luca – ha concluso Cortiana – non arrecare danni alla tua salute, ferma la tua protesta estrema, ci sono ancora molte altre occasioni per far valere le tue ragioni”.
In una nota diffusa nelle scorse ore l’associazione Newglobal.it “pur dichiarando la propria incondizionata solidarietà alle ragioni che hanno spinto il sig. Luca Armani ad iniziare oggi il suo terzo giorno di sciopero della fame lo invita a recedere da questa estrema protesta o perlomeno a porsi immediatamente sotto controllo medico”.
“Molte strade – scrive Ettore Panella, il presidente dell’Associazione – sono ancora aperte e la nostra associazione è determinata a percorrerle tutte. Capisco personalmente il senso di umiliazione che in questi mesi ha messo a dura prova Luca ed anche la voglia di riscatto e di affermare la propria dignità. Apprezzo altresì la sua determinazione nel continuare una battaglia impari contro il potere del marchio. Ritengo però inopportuno che Luca rischi di peggiorare il suo stato di salute”.